Difficilmente un uomo è stato scelto con tanta lungimiranza al posto giusto nel momento giusto. Boffo ha trasformato quel che sembrava un noioso bollettino parrocchiale distribuito solo in abbonamento, pieno di editoriali prolissi che non leggeva quasi nessuno, in un quotidiano dinamico, pieno di notizie fresche e aggiornate, ben illustrato, elegante nel design e molto leggibile tipograficamente, soprattutto una tribuna libera dove si sono sempre potute confrontare le diverse anime del cattolicesimo italiano.
Soprattutto, “Avvenire” è diventata gradualmente la voce di molti cattolici (e non dei soli vescovi, come alla stampa laicista piace insinuare) che non nutrono alcun complesso d’inferiorità né di subordinazione culturale verso un secolarismo che si crede totalmente autoreferenziale. Non ha avuto paura di battersi su temi eticamente e politicamente scottanti. Ha saputo difendere la Chiesa da attacchi ingiusti e immotivati. Pian piano la sua circolazione è aumentata, anche se troppi cattolici, è doloroso dirlo, lo hanno snobbato o sottovalutato. Il segno più evidente della sua autorevolezza era sentirlo citare sempre più spesso nelle rassegne della stampa laica. L’opinione di “Avvenire” aveva preso un peso che non si poteva più ignorare. Dino Boffo ha dimostrato che si può essere ottimi giornalisti, uomini colti e al tempo stesso cattolici fedeli alla Chiesa senza chiudersi in un ghetto di sacrestia. Di più: ha dimostrato che seguendo gli insegnamenti della Chiesa è possibile realizzarsi sia nel proprio lavoro che nella propria umanità.
A molti questo dava fastidio, a sinistra come a destra. Mi accorgo però di aver usato due termini che da molto tempo non hanno più senso, particolarmente in relazione ai cattolici. Quando il potere laicista rifiuta di fare riferimento a Dio, la reazione contro la Chiesa è identicamente furibonda, perché destra e sinistra condividono il postulato che l’uomo basti a sé stesso.
“Avvenire”, e non il solo Boffo, è stato attaccato su almeno tre fronti. I laicisti e i radicali non gli hanno perdonato di avergli fatto fallire il referendum sulla manipolazione genetica, né la difesa della famiglia, della vita e del matrimonio. La destra non gli ha perdonato di aver difeso l’unità del paese contro forme di localismo miope e ottuso, i diritti dei più poveri e la dignità umana dei migranti. La magistratura, infine, non gli ha perdonato le forti critiche alle sentenze “creative” con cui taluni magistrati si sono arrogati un potere para-legislativo senza controllo, introducendo di fatto l’eutanasia, distruggendo le tutele a difesa dell’embrione, declassando l’insegnamento della religione cattolica scelta dalla stragrande maggioranza delle famiglie italiane.
Gli attacchi erao già nell'aria, numerosi e inquietanti. In primis, la falsa copertina di "Avvenire" pubblicata da "La Stampa", senza che l’altezzoso foglio laicista si sentisse in dovere di scusarsi (ci si scusa coi musulmani che possono sparare e sgozzare, non certo quando si offendono i cattolici!); Poi, lunedì 24, su “Il Giornale”, un attacco bilioso e a testa bassa dall'ex presidente Cossiga. Ma il colpo finale è stato tirato a freddo da un giornalista indescrivibilmente cinico e spregiudicato come Vittorio Feltri, non nuovo a operazioni mediatiche pilotate, aggressive e demagogiche di bassissimo profilo. La data non poteva essere più signficativa: il 28 agosto, la Festa della Perdonanza cui sarebbe dovuto intervenire lo stesso Presidente Berlusconi. Non c’è bisogno di dire che tanto tempismo nel divulgare un fatto accaduto otto anni prima (se è accaduto!) ha fatto immediatamente saltare l’incontro del capo del governo con il Cardinale Bertone. E sarebbe stato un incontro di portata storica.
Non era, e non è, il solo Boffo a essere il bersaglio di una campagna mediatica condotta con glaciale cinismo. Non era, e non è, solo “Avvenire” a essere preso di mira come giornale libero e indipendente dagli schieramenti. Si è voluto colpire un avvenimento altamente simbolico come la Perdonanza perché si vuole impedire a tutti i costi che lo stato riconosca nella Chiesa e nei cattolici dei valori ai quali esso stesso può fare riferimento per il bene comune. In Francia lo ha capito il non praticante Sarkozy; in Italia invece con questo episodio si è reintrodotto nel modo più brutale e subdolo il principio non della laicità, ma del laicismo delle istituzioni, dell’estraneità e dell’emarginazione definitiva dei cattolici dalla vita pubblica e culturale del paese. E ci meravigliamo che la disaffezione per la politica sia in aumento? Non se ne meraviglia di certo chi conta su questo per comandare senza rendere conto a nessuno!
Prima che i “puri” e i pauperisti alla Enzo Bianchi si mettano a strillare contro “l’alleanza tra il trono e l’altare”, vorrei osservare che la questione si pone esattamente al contrario. E’ lo stato laico che in questo momento ha bisogno della Chiesa. Intervenendo alla Perdonanza, Berlusconi avrebbe dato un segnale estremamente chiaro: il cattolicesimo non è un corpo estraneo all’Italia, non è un accidente storico, non è una religione accanto alle altre, intercambiabile col l’islam, il buddismo, lo scintoismo, l’animismo e compagnia bella. E’ parte del tessuto del nostro popolo, segno di un ethos che, appunto, rende possibile anche il perdono. La partecipazione a un gesto del genere da parte di una delle massime autorità dello stato era qualcosa che le autoreferenziali élites laiciste non potevano in nessun modo tollerare. Bisogna sradicare ogni appartenenza, eliminare la tradizione o al massimo ridurla a folklore, a fatto esclusivamente privato.
Non è solo l’episodio della Perdonanza che dovrebbe richiamare la nostra attenzione. E’ solo una coincidenza che Boffo sia stato attaccato nel momento in cui il presidente della Camera Fini sta esternmando sempre più apertamente contro la Chiesa e premendo per allargare le maglie del “testamento” di fine vita? E’ solo una coincidenza che si voglia far tacere “Avvenire” mentre si vuol diffondere la psicosi delle aggressioni “omofobe”? E’ solo una coincidenza che in questo periodo l’UE stia premendo per far rimuovere i crocifissi dagli edifici pubblici? E’ solo una coincidenza che da destra e da sinistra si minacci in continuazione la revisione del Concordato? A chi conviene questa situazione, a Berlusconi o piuttosto a chi, da dietro le quinte, si prepara a prenderne il posto e dopo aver voltato gabbana sui valori propugnati fino al giorno prima sta seguendo corsi accelerati di laicismo per arrivare sempre più in alto?
Cosa voglia ottenere “l’affaire Boffo” è chiaro: si vuole colpire al cuore la strategia tanto indovinata del Cardinale Ruini di una presenza autonoma dei media cattolici nella società. “Avvenire” dovrà essere neutralizzato. I cattolici dovranno essere in ogni modo imbavagliati, emarginati, ghettizzati, ridicolizzati impunemente. La Chiesa dovrà essere ricacciata o in un ghetto “spirituale” dove sarà libera di occuparsi di questioni “dalle nuvole in su”, oppure al massimo fare da tappabuchi con il volontariato ai fallimenti e ai disastri umani provocati dal secolarismo. Una volta zittito il quotidiano cattolico, l’Italia, potrà “finalmente” essere omologata a forza al laicismo e al nichilismo imposti da Bruxelles.Non a caso, qualche vescovo spagnolo dichiarò a mezza voce che se la società spagnola è precipitata senza contrasto nella secolarizzazione è stato anche perché le è mancato un quotidiano della levatura e della diffusione di “Avvenire”.
Io credo che in questo momento nessun altro giornalista cattolico abbia la statura, la competenza, l'autorevolezza di Dino Boffo. Eliminato lui, non solo sarebbe un vuoto incolmabile per “Avvenire”, non solo sarebbe una perdita per tutta la stampa libera in Italia, ma verrebbe a mancare un punto di riferimento decisivo per un giudizio equilibrato e sereno, cioè cattolico, sull’attualità. E più ancora sarebbe la morte della pietà. Tolta la presenza cattolica dai media, si entrerà in un mondo dove il giornalismo e la politica si ridurranno a una guerra di bande. Senza ritorno, e senza più avvenire.
Giovanni Romano