mercoledì 31 marzo 2010

La sommessa bellezza della democrazia reale

Sono andato a votare domenica pomeriggio, subito dopo pranzo. In quel momento era tutto incantevolmente tranquillo, sembrava già primavera inoltrata, con il sole dorato e le ombre nette, con gli uccellini che cinguettavano nel giardino della scuola dopo un duro inverno, e niente "amici" in agguato fuori dal seggio, che si ricordano di te solo quando si vota.

Nell'ingresso, due poliziotti e un vigile urbano seduti al tavolo, di fronte a un televisore che guardavano "Domenica In" mentre cantava la belloccia di turno, e chiacchieravano dei fatti loro. Nella mia sezione, il presidente e gli scrutatori tutti cortesi e disponibili. Votare, salutare tutti e uscire è stata una faccenda di cinque minuti. E poi di nuovo a casa.

Proprio niente di speciale, ma ho visto come dovrebbe essere veramente la democrazia, e come vorrei che fosse. Una faccenda semplice, quotidiana, senza retorica. Ci sarà democrazia in Italia non perché tanti ne parlano dai comizi o dai talk shows, ma fino a quando i poliziotti all'ingresso resteranno a guardare "Domenica In" e a chiacchierare dei fatti loro perché non c'è pericolo che succeda niente. Lo diceva in modo insuperabile Ernest Bevin : "La libertà è sapere che quando suonano alla porta di casa è il lattaio".

Giovanni Romano

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