Lo
scorso 9 agosto e` stato commemorato il 70esimo anniversario dello
sgancio della seconda bomba atomica su Nagasaki, e come da molti anni
ormai tornano a girare in Rete deliranti
teorie cospirative secondo le quali questa citta` fu bombardata
perche` ospitava la piu` numerosa comunita` cattolica del Giappone.
Si sarebbe trattato dunque di un atto di odio e di intimidazione
verso il Vaticano, "reo" di aver mantenuto la sua
indipendenza verso gli Alleati laici e massoni ecc. ecc.
Di
questa aria fritta si e` fatto interprete purtroppo anche un
giornalista come Renato
Farina. Mi dispiace per lui, ma le teorie della cospirazione
anticattolica non hanno il benche` minimo fondamento, sono pura
farneticazione ideologica, allo stesso livello di quelle secondo cui
l'Ammiraglio Yamamoto progetto` l'attacco a Pearl Harbor su ordine
del Vaticano perche` da ragazzo aveva frequentato una scuola
cattolica (fatto non confermato da nessuna sua biografia).
Tanto
per cominciare, Nagasaki non faceva nemmeno parte, inizialmente, della lista delle
città giapponesi scelte come obiettivo di un attacco atomico. Tale
lista comprendeva cinque città : Kokura (sede della più
importante fabbrica di munizioni del Giappone), Hiroshima (porto di
primaria importanza, grande centro industriale e sede di comando del
II° gruppo di armate), Yokohama (fabbriche aeronautiche, utensili,
magazzini, equipaggiamenti elettrici e raffinerie di petrolio),
Niigata (porto, impianti industriali, fabriche di alluminio e
raffinerie di petrolio), Kyoto (centro industriale e culturale di
primaria importanza). Tutte queste città avevano in comune alcuni
requisiti che gli americani avevano stabilito per renderle obiettivi
di un attacco atomico:
- Dovevano avere un'area urbana con un diametro maggiore di 4,8 Km;
- Lo scoppio avrebbe dovuto coinvolgere l'area abitata e industriale più ampia possibile:
- La città non doveva essere stata attaccata in forze prima dell'agosto 1945. Per questo le cinque città dell'elenco furono scientemente risparmiate dagli attacchi convenzionali: si dovevano studiare il più accuratamente possibile gli effetti di una esplosione atomica.
Basterebbe questo a demolire tutte le
teorie complottiste.
Ma il destino si accanì davvero contro Nagasaki. Prima di
tutto, grazie alle insistenze del ministro
della guerra Henry L. Stimson, Kyoto venne cancellata dalla lista
degli obiettivi perché Stimson vi aveva trascorso la luna di miele
anni prima, e Nagasaki prese il suo posto (base navale, cantieri
Mitsubishi, fabbriche di armi e munizioni). (Per chi conosce
l'inglese, ecco il link dove trovare tutte queste informazioni: http://tinyurl.com/7na63kt
In
secondo luogo, il 9 agosto del 1945 Nagasaki non sarebbe dovuta
nemmeno essere bombardata perché l'obiettivo principale era un
altro. La storia di quel tragico bombardamento che il destino volle a
tutti i costi è raccontata nel libro (ormai troppo datato,
tuttavia), La guerra del Pacifico
di Bernard Millot alle pagine 981-986. La seconda
missione atomica fu assai piu`
drammatica di quella dell'Enola
Gay, e
rischiò piu` volte il fallimento. Lascio la parola a Millot per
la descrizione di ciò che avvenne veramente quel giorno su Nagasaki,
ma con una importante avvertenza:
Il
B.29 che sganciò la bomba atomica su Nagasaki non si chiamava The
Great Artist(1)
ma
Bokscar
(The Great Artiste
accompagnò entrambe le missioni atomiche perché portava
apparecchiature di misurazione degli effetti dell'esplosione e delle
radiazioni). Tutti i riferimenti al Great
Artiste
devono quindi intendersi per Bokscar.
[I
neretti che evidenziano i punti salienti sono miei.]
(...)
Lo stato maggiore americano fu quindi costretto ad attuare la
minaccia e diede l'ordine di effettuare il secondo bombardamento
atomico della storia. A Tinian, gli specialisti avevano modificato un
altro B.29 del DIX Gruppo, il n.77, battezzato dal suo equipaggio The
Great Artist(1), dotandolo delle
stesse apparecchiature speciali e degli stessi strumenti di controllo
montati precedentemente sul B.29 n.82 Enola
Gay.
Nella
serata dell'8 agosto tutti i lavori di apprestamento vennero
completati. L'equipaggio fu informato dei particolari della missione
da compiere senza pero` che si precisasse agli uomini la natura della
bomba trasportata. In realta`, nessuno di loro si lascio` ingannare,
in quanto dalla precedente incursione solitaria erano filtrate
numerose informazioni.
L'equipaggio
del Great
Artist si trovava ancora nella
sala dei briefings,
quando il cielo venne striato la lampi arancione. Il maltempo
complicava la missione, e forse poteva addirittura comprometterla.
Verso le 3, in ogni modo, l'equipaggio sali` a bordo e, poco dopo, i
motori si misero in moto con un rombo possente. Il maggiore Charles
W. Sweeney esegui` le consuete verifiche, procedette alle ultime
regolazioni e, alle 3,45, il grande apparecchio si lancio` sulla
pista.
Il
quadrimotore prese quota e penetro` quasi subito in una zona
temporalesca con forti turbolenze. Il pilota zigzago`, cercando senza
posa di aggirare le masse nuvolose piu` fitte che apparivano di
quando in quando, illuminate da lampi furtivi ma numerosissimi. La
pioggia crepitava sulle lamiere e striava i vetri della cabina di
pilotaggio rendendo l'aereo cieco in una notte nera come
l'inchiostro. Quel volo era spossante e le numerose deviazioni
causavano un imprevisto consumo di benzina.
Finalmente,
verso le 5, il Great
Artist usci` dalla zona
temporalesca e penetro` all'improvviso in un cielo completamente
sereno, nel quale, a oriente, gia` si scorgevano le prime luci
dell`alba. Poco dopo le 7, la radio si mise in ascolto degli altri
due bombardieri incaricati di segnalare le condizioni meteorologiche
sugli obiettivi prescelti, ma l'etere era stato invaso da un potente
ed efficacissimo disturbo giapponese che agiva sulle frequenze
impiegate abitualmente dagli americani.
La
radio scoppietto` parecchie volte, ma rimase completamente
inaudibile. Era disperante perche`, quanto piu` l'apparecchio si
avvicinava al Giappone, tanto piu` i disturbi si intensificavano, e
sembrava ormai chiaro che non sarebbe stato possibile ricevere le
attese informazioni. Il radiotelegrafista, pero`, riusci` a captare
un messaggio abbastanza potente per emergere da quel caos
radiofonico, e capi` che il tempo era buono sull'obiettivo
numeno uno, vale a dire la citta` di Kokura.
Pochi minuti dopo, il secondo bombardiere fece capire che le
condizioni atmosferiche erano soddisfacenti sopra
l'obiettivo numero due, e cioe` la citta` di Nagasaki.
Il maggiore Sweeney decise di attaccare in base alla prima
informazione e porto` l'apparecchio nella
direzione della citta` di Kokura.
Il dado era tratto. Gia`, all'orizzonte, si intravedeva la citta`,
chiazza chiara nel bel mezzo di un oceano di vegetazione verde-scura.
Sul quadrimotore tutto era in ordine, l'ordigno denominato "Fat
Man"(2), piu' tondo e piu` panciuto di "Little Boy",
era stato innescato da qualche minuto e l'equipaggio aveva inforcato
gli occhiali scuri. Di li` a pochi secondi, ormai, la nuova bomba
atomica avrebbe raso al suolo una seconda citta` giapponese.
Nagasaki...
per caso!
Nel
muso a vetri del Great
Artist,
il puntatore aveva regolato l'apparecchiatura di mira e fatto
apportare i piccoli cambiamenti di rotta che facevano coincidere
esattamente l'asse di volo dell'apparecchio con il centro di Kokura.
Aveva gia` calcolato il momento dello sgancio e stava contando i
secondi quando, a un tratto, impreco`. Una nube si trovava subito al
di sopra della citta` e impediva, per conseguenza, il bombardamento a
vista ordinato formalmente. Il maggiore Sweeney fece virare il
pesante apparecchio e segui` un ampio cerchio per eseguire un nuovo
passaggio sotto un altro angolo. Le operazioni per regolare lo
sgancio ricominciarono, ma la nuvola era sempre li`, e addirittura si
stava ingrandendo.
Per
due volte il quadrimotore torno` sopra la citta` e per due volte si
dovette rinunciare a causa del progressivo ispessimento della
formazione nuvolosa. La tensione a bordo era al culmine, tanto piu`
che la contraerea giapponese cominciava a sparare con precisione e
che le riserve di carburante stavano diminuendo pericolosamente.
Sweeney
riflette` sul da farsi: bisognava insistere e sperare che la
maledetta nuvola si dileguasse oppure prendere la decisione di
affrettarsi sull'altro obiettivo segnalato? Le riserve di benzina
avrebbero consentito una cosi` lunga deviazione? In un caso come
nell'altro, la decisione era gravida di conseguenze: su Kokura
sarebbe stato senza dubbio necessario decidersi a sganciare la bomba
ricorrendo agli strumenti, disubbidendo agli ordini formali ricevuti,
ma, dirigendo su Nagasaki, si sarebbero compromesse inevitabilmente
le probabilita` di un ritorno alla base. Trascorsero cosi` lunghi
secondi che parvero interminabili, ma in ultimo Sweeney diede
l'ordine di bombardare Nagasaki. Gli abitanti di Kokura dovevano la
vita, senza saperlo, a innocenti formazioni nuvolose.
Il
pesante bombardiere segui` la nuova rotta e, poco dopo, Nagasaki
apparve all'orizzonte. Il puntatore ricomincio` daccapo con i calcoli
e con le operazioni preliminari, ma si accorse ben presto che anche
la` nubi andavano formandosi sopra la citta`. Si lagno` di una simile
sequela di contrattempi. Gia` numerose esplosioni della contraerea
circondavano molto da vicino il Great
Artist
e gli uomini dell'equipaggio avevano la faccia imperlata da grosse
gocce di sudore. Tutti si rendevano conto del dramma del comandante e
delle difficolta` del problematico ritorno alla base.
L'apparecchio
si stava avvicinando al punto calcolato per lo sgancio, quando, a un
tratto, il puntatore scorse uno squarcio nelle nubi attraverso il
quale si vedeva chiaramente il centro della citta`(3). Conto` allora
gli ultimi secondi, gli uomini dell'equipaggio tornarono a mettersi
gli speciali occhiali e, alle 12,01, il B.29 si sollevo` nettamente
mentre "Fat Man" precipitava.
Il
maggiore Sweeney esegui` una rapida virata e si allontano` alla
massima velocita`. Quel che accadde allora somiglio` a quanto era
accaduto tre giorni prima su Hiroshima. La luce dell'esplosione fu
pero` ancora piu` abbacinante e le onde d'urto scossero molto
violentemente l'aereo che si stava allontanando velocissimo. L'enorme
fungo che si alzo' verso il cielo assunse colorazioni purpuree,
gialle, verdi. Molto piu` in basso, si scorgeva un mare di fiamme che
inondava tutta la citta`.
Gli
uomini distolsero addolorati lo sguardo da quella visione orrenda e
dovettero affrontare un altro problema angoscioso, quello del
ritorno. Dopo l'enorme consumo di benzina causato
dai tentativi infruttuosi di Kokura,
e la lunga deviazione per portarsi sopra Nagasaki, non restava altra
alternativa se non sperare di poter raggiungere la piu' vicina base
amica: Okinawa. E non era ancor detto che l'apparecchio ce l'avrebbe
fatta ad arrivare sin la`.
Dopo
un lungo volo sul mare, la radio chiamo`, a piu` riprese, l'isola
conquistata di recente, ma non ottenne alcuna risposta. Okinawa non
riceveva i messaggi, oppure si trovava nell'impossibilita` materiale
di rispondere.
Come
ultima risorsa, il maggiore Sweeney decise di trasgredire alle piu`
elementari norme di sicurezza e di atterrare a qualunque costo, pur
sapendo che nessuna pista, a Okinawa, era in grado di accogliere un
B.29. Era ormai questione di vita o di morte e non sarebbe stato
possibile tentare un'altra deviazione. Il bombardiere si abbasso` e
lancio` tutti i razzi che segnalavano una situazione di pericolo,
affinche`, da terra, ci si rendesse conto del carattere disperato di
quell'atterraggio eccezionale.
Il
Great
Artist
si abbasso` ulteriormente, si mise sull'asse della pista piu` lunga,
e alle 14 le ruote del carrello toccarono violentemente il terreno.
Il grande bombardiere rullo` a lungo e si immobilizzo`, finalmente, a
pochi metri appena dal termine della pista, con i serbatoi
praticamente vuoti. Alle 17 il Great
Artist,
fatto il pieno, decollo` da Okinawa e inizio` il lungo volo di
ritorno fino a Tinian, ove si poso` alle 23.
Ecco
la descrizione della missione, dall'inizio alla fine. Da essa si
deduce senza ombra di dubbio che:
- Nagasaki non era l'obiettivo principale della seconda missione atomica, ma solo un obiettivo di riserva (e del resto, se gli USA avessero voluto dare una lezione al Vaticano, l'avrebbero probabilmente bombardata per prima, lasciando Hiroshima per seconda);
- L'equipaggio del Geat Artist tento` per ben due volte di bombardare Kokura, e si risolse a bombardare Nagasaki solo perche` il primo obiettivo era diventati impraticabile
- Alla base dei bombardamenti atomici vi erano considerazioni freddamente militari. Le considerazioni religiose non c'entravano praticamente nulla.
Si potrebbero fare due ulteriori considerazioni:
- Gli americani possedevano ormai il completo dominio dell'aria sopra il Giappone. Nessun caccia, infatti (anche per la scarsita` di carburante) si levo` in volo per abbattere i bombardieri atomici, che del resto vennero scambiati per semplici ricognitori.
- E` da rimarcare la particolare perizia dei piloti e dell'equipaggio del Great Artist che portarono a termine una missione lunghissima, molto faticosa, contrastata dagli eventi atmosferici e che poteva concludersi in modo disastroso. Il B.29 era un aereo di prestazioni straordinarie per l'epoca, ma stavolta l'equipaggio dovette portarle fino al limite.
Credete
voi che queste razionalissime considerazioni faranno scomparire le
assurde teorie sul bombardamento di Nagasaki? Nemmeno per idea.
Internet e` uno specchio di Narciso dove ognuno vede riflesso quello
che vuole vedere. Ma almeno io, nel mio piccolo, spero di aver
contribuito alla verita` e di avere aperto gli occhi a chi avra`
avuto la bonta` di leggermi fin qui.
Giovanni
Romano
----------------------------------
1.
"Il grande artista", in onore dei successi con le donne del
capitano Kermit K. Beahan. [N.d.A.]. Il
nome originale dell'aereo, comunque, è The
Great Artiste,
vedi questo link: https://en.wikipedia.org/wiki/The_Great_Artiste
2.
"Grassone". [N.d.A.]
3.
Altre fonti affermano che il cielo sopra Nagasaki era interamente
coperto, e che il maggiore Sweeney decise di bombardare col radar
assumendosi la responsabilita` di aver disubbidito agli ordini, data
la difficile situazione del suo aereo. Questa seconda versione sembra
confermata dal fatto che la bomba atomica manco` ampiamente il centro
della citta` e che l'esplosione avvenne a
ridosso di una
catena
di colline
che schermo` in parte Nagasaki. Si spiegherebbe cosi' anche il numero
relativamente minore di vittime - 23.753 morti e 43.020 feriti –
contro
i 92.233
morti e 37.425 feriti di
Hiroshima.
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