giovedì 13 agosto 2015

Nagasaki, la città che non doveva essere bombardata

Lo scorso 9 agosto e` stato commemorato il 70esimo anniversario dello sgancio della seconda bomba atomica su Nagasaki, e come da molti anni ormai tornano a girare in Rete deliranti teorie cospirative secondo le quali questa citta` fu bombardata perche` ospitava la piu` numerosa comunita` cattolica del Giappone. Si sarebbe trattato dunque di un atto di odio e di intimidazione verso il Vaticano, "reo" di aver mantenuto la sua indipendenza verso gli Alleati laici e massoni ecc. ecc.
Di questa aria fritta si e` fatto interprete purtroppo anche un giornalista come Renato Farina. Mi dispiace per lui, ma le teorie della cospirazione anticattolica non hanno il benche` minimo fondamento, sono pura farneticazione ideologica, allo stesso livello di quelle secondo cui l'Ammiraglio Yamamoto progetto` l'attacco a Pearl Harbor su ordine del Vaticano perche` da ragazzo aveva frequentato una scuola cattolica (fatto non confermato da nessuna sua biografia).
Tanto per cominciare, Nagasaki non faceva nemmeno parte, inizialmente, della lista delle città giapponesi scelte come obiettivo di un attacco atomico. Tale lista comprendeva cinque città : Kokura (sede della più importante fabbrica di munizioni del Giappone), Hiroshima (porto di primaria importanza, grande centro industriale e sede di comando del II° gruppo di armate), Yokohama (fabbriche aeronautiche, utensili, magazzini, equipaggiamenti elettrici e raffinerie di petrolio), Niigata (porto, impianti industriali, fabriche di alluminio e raffinerie di petrolio), Kyoto (centro industriale e culturale di primaria importanza). Tutte queste città avevano in comune alcuni requisiti che gli americani avevano stabilito per renderle obiettivi di un attacco atomico:
  1. Dovevano avere un'area urbana con un diametro maggiore di 4,8 Km;
  2. Lo scoppio avrebbe dovuto coinvolgere l'area abitata e industriale più ampia possibile:
  3. La città non doveva essere stata attaccata in forze prima dell'agosto 1945. Per questo le cinque città dell'elenco furono scientemente risparmiate dagli attacchi convenzionali: si dovevano studiare il più accuratamente possibile gli effetti di una esplosione atomica.

Basterebbe questo a demolire tutte le teorie complottiste. Ma il destino si accanì davvero contro Nagasaki. Prima di tutto, grazie alle insistenze del ministro della guerra Henry L. Stimson, Kyoto venne cancellata dalla lista degli obiettivi perché Stimson vi aveva trascorso la luna di miele anni prima, e Nagasaki prese il suo posto (base navale, cantieri Mitsubishi, fabbriche di armi e munizioni). (Per chi conosce l'inglese, ecco il link dove trovare tutte queste informazioni: http://tinyurl.com/7na63kt
In secondo luogo, il 9 agosto del 1945 Nagasaki non sarebbe dovuta nemmeno essere bombardata perché l'obiettivo principale era un altro. La storia di quel tragico bombardamento che il destino volle a tutti i costi è raccontata nel libro (ormai troppo datato, tuttavia), La guerra del Pacifico di Bernard Millot alle pagine 981-986. La seconda missione atomica fu assai piu` drammatica di quella dell'Enola Gay, e rischiò piu` volte il fallimento. Lascio la parola a Millot per la descrizione di ciò che avvenne veramente quel giorno su Nagasaki, ma con una importante avvertenza:
Il B.29 che sganciò la bomba atomica su Nagasaki non si chiamava The Great Artist(1) ma Bokscar (The Great Artiste accompagnò entrambe le missioni atomiche perché portava apparecchiature di misurazione degli effetti dell'esplosione e delle radiazioni). Tutti i riferimenti al Great Artiste devono quindi intendersi per Bokscar.
[I neretti che evidenziano i punti salienti sono miei.]
(...) Lo stato maggiore americano fu quindi costretto ad attuare la minaccia e diede l'ordine di effettuare il secondo bombardamento atomico della storia. A Tinian, gli specialisti avevano modificato un altro B.29 del DIX Gruppo, il n.77, battezzato dal suo equipaggio The Great Artist(1), dotandolo delle stesse apparecchiature speciali e degli stessi strumenti di controllo montati precedentemente sul B.29 n.82 Enola Gay.
Nella serata dell'8 agosto tutti i lavori di apprestamento vennero completati. L'equipaggio fu informato dei particolari della missione da compiere senza pero` che si precisasse agli uomini la natura della bomba trasportata. In realta`, nessuno di loro si lascio` ingannare, in quanto dalla precedente incursione solitaria erano filtrate numerose informazioni.
L'equipaggio del Great Artist si trovava ancora nella sala dei briefings, quando il cielo venne striato la lampi arancione. Il maltempo complicava la missione, e forse poteva addirittura comprometterla. Verso le 3, in ogni modo, l'equipaggio sali` a bordo e, poco dopo, i motori si misero in moto con un rombo possente. Il maggiore Charles W. Sweeney esegui` le consuete verifiche, procedette alle ultime regolazioni e, alle 3,45, il grande apparecchio si lancio` sulla pista.
Il quadrimotore prese quota e penetro` quasi subito in una zona temporalesca con forti turbolenze. Il pilota zigzago`, cercando senza posa di aggirare le masse nuvolose piu` fitte che apparivano di quando in quando, illuminate da lampi furtivi ma numerosissimi. La pioggia crepitava sulle lamiere e striava i vetri della cabina di pilotaggio rendendo l'aereo cieco in una notte nera come l'inchiostro. Quel volo era spossante e le numerose deviazioni causavano un imprevisto consumo di benzina.
Finalmente, verso le 5, il Great Artist usci` dalla zona temporalesca e penetro` all'improvviso in un cielo completamente sereno, nel quale, a oriente, gia` si scorgevano le prime luci dell`alba. Poco dopo le 7, la radio si mise in ascolto degli altri due bombardieri incaricati di segnalare le condizioni meteorologiche sugli obiettivi prescelti, ma l'etere era stato invaso da un potente ed efficacissimo disturbo giapponese che agiva sulle frequenze impiegate abitualmente dagli americani.
La radio scoppietto` parecchie volte, ma rimase completamente inaudibile. Era disperante perche`, quanto piu` l'apparecchio si avvicinava al Giappone, tanto piu` i disturbi si intensificavano, e sembrava ormai chiaro che non sarebbe stato possibile ricevere le attese informazioni. Il radiotelegrafista, pero`, riusci` a captare un messaggio abbastanza potente per emergere da quel caos radiofonico, e capi` che il tempo era buono sull'obiettivo numeno uno, vale a dire la citta` di Kokura. Pochi minuti dopo, il secondo bombardiere fece capire che le condizioni atmosferiche erano soddisfacenti sopra l'obiettivo numero due, e cioe` la citta` di Nagasaki. Il maggiore Sweeney decise di attaccare in base alla prima informazione e porto` l'apparecchio nella direzione della citta` di Kokura. Il dado era tratto. Gia`, all'orizzonte, si intravedeva la citta`, chiazza chiara nel bel mezzo di un oceano di vegetazione verde-scura. Sul quadrimotore tutto era in ordine, l'ordigno denominato "Fat Man"(2), piu' tondo e piu` panciuto di "Little Boy", era stato innescato da qualche minuto e l'equipaggio aveva inforcato gli occhiali scuri. Di li` a pochi secondi, ormai, la nuova bomba atomica avrebbe raso al suolo una seconda citta` giapponese.
Nagasaki... per caso!
Nel muso a vetri del Great Artist, il puntatore aveva regolato l'apparecchiatura di mira e fatto apportare i piccoli cambiamenti di rotta che facevano coincidere esattamente l'asse di volo dell'apparecchio con il centro di Kokura. Aveva gia` calcolato il momento dello sgancio e stava contando i secondi quando, a un tratto, impreco`. Una nube si trovava subito al di sopra della citta` e impediva, per conseguenza, il bombardamento a vista ordinato formalmente. Il maggiore Sweeney fece virare il pesante apparecchio e segui` un ampio cerchio per eseguire un nuovo passaggio sotto un altro angolo. Le operazioni per regolare lo sgancio ricominciarono, ma la nuvola era sempre li`, e addirittura si stava ingrandendo.
Per due volte il quadrimotore torno` sopra la citta` e per due volte si dovette rinunciare a causa del progressivo ispessimento della formazione nuvolosa. La tensione a bordo era al culmine, tanto piu` che la contraerea giapponese cominciava a sparare con precisione e che le riserve di carburante stavano diminuendo pericolosamente.
Sweeney riflette` sul da farsi: bisognava insistere e sperare che la maledetta nuvola si dileguasse oppure prendere la decisione di affrettarsi sull'altro obiettivo segnalato? Le riserve di benzina avrebbero consentito una cosi` lunga deviazione? In un caso come nell'altro, la decisione era gravida di conseguenze: su Kokura sarebbe stato senza dubbio necessario decidersi a sganciare la bomba ricorrendo agli strumenti, disubbidendo agli ordini formali ricevuti, ma, dirigendo su Nagasaki, si sarebbero compromesse inevitabilmente le probabilita` di un ritorno alla base. Trascorsero cosi` lunghi secondi che parvero interminabili, ma in ultimo Sweeney diede l'ordine di bombardare Nagasaki. Gli abitanti di Kokura dovevano la vita, senza saperlo, a innocenti formazioni nuvolose.
Il pesante bombardiere segui` la nuova rotta e, poco dopo, Nagasaki apparve all'orizzonte. Il puntatore ricomincio` daccapo con i calcoli e con le operazioni preliminari, ma si accorse ben presto che anche la` nubi andavano formandosi sopra la citta`. Si lagno` di una simile sequela di contrattempi. Gia` numerose esplosioni della contraerea circondavano molto da vicino il Great Artist e gli uomini dell'equipaggio avevano la faccia imperlata da grosse gocce di sudore. Tutti si rendevano conto del dramma del comandante e delle difficolta` del problematico ritorno alla base.
L'apparecchio si stava avvicinando al punto calcolato per lo sgancio, quando, a un tratto, il puntatore scorse uno squarcio nelle nubi attraverso il quale si vedeva chiaramente il centro della citta`(3). Conto` allora gli ultimi secondi, gli uomini dell'equipaggio tornarono a mettersi gli speciali occhiali e, alle 12,01, il B.29 si sollevo` nettamente mentre "Fat Man" precipitava.
Il maggiore Sweeney esegui` una rapida virata e si allontano` alla massima velocita`. Quel che accadde allora somiglio` a quanto era accaduto tre giorni prima su Hiroshima. La luce dell'esplosione fu pero` ancora piu` abbacinante e le onde d'urto scossero molto violentemente l'aereo che si stava allontanando velocissimo. L'enorme fungo che si alzo' verso il cielo assunse colorazioni purpuree, gialle, verdi. Molto piu` in basso, si scorgeva un mare di fiamme che inondava tutta la citta`.
Gli uomini distolsero addolorati lo sguardo da quella visione orrenda e dovettero affrontare un altro problema angoscioso, quello del ritorno. Dopo l'enorme consumo di benzina causato dai tentativi infruttuosi di Kokura, e la lunga deviazione per portarsi sopra Nagasaki, non restava altra alternativa se non sperare di poter raggiungere la piu' vicina base amica: Okinawa. E non era ancor detto che l'apparecchio ce l'avrebbe fatta ad arrivare sin la`.
Dopo un lungo volo sul mare, la radio chiamo`, a piu` riprese, l'isola conquistata di recente, ma non ottenne alcuna risposta. Okinawa non riceveva i messaggi, oppure si trovava nell'impossibilita` materiale di rispondere.
Come ultima risorsa, il maggiore Sweeney decise di trasgredire alle piu` elementari norme di sicurezza e di atterrare a qualunque costo, pur sapendo che nessuna pista, a Okinawa, era in grado di accogliere un B.29. Era ormai questione di vita o di morte e non sarebbe stato possibile tentare un'altra deviazione. Il bombardiere si abbasso` e lancio` tutti i razzi che segnalavano una situazione di pericolo, affinche`, da terra, ci si rendesse conto del carattere disperato di quell'atterraggio eccezionale.
Il Great Artist si abbasso` ulteriormente, si mise sull'asse della pista piu` lunga, e alle 14 le ruote del carrello toccarono violentemente il terreno. Il grande bombardiere rullo` a lungo e si immobilizzo`, finalmente, a pochi metri appena dal termine della pista, con i serbatoi praticamente vuoti. Alle 17 il Great Artist, fatto il pieno, decollo` da Okinawa e inizio` il lungo volo di ritorno fino a Tinian, ove si poso` alle 23.
Ecco la descrizione della missione, dall'inizio alla fine. Da essa si deduce senza ombra di dubbio che:
  • Nagasaki non era l'obiettivo principale della seconda missione atomica, ma solo un obiettivo di riserva (e del resto, se gli USA avessero voluto dare una lezione al Vaticano, l'avrebbero probabilmente bombardata per prima, lasciando Hiroshima per seconda);
  • L'equipaggio del Geat Artist tento` per ben due volte di bombardare Kokura, e si risolse a bombardare Nagasaki solo perche` il primo obiettivo era diventati impraticabile
  • Alla base dei bombardamenti atomici vi erano considerazioni freddamente militari. Le considerazioni religiose non c'entravano praticamente nulla.

Si potrebbero fare due ulteriori considerazioni:
  • Gli americani possedevano ormai il completo dominio dell'aria sopra il Giappone. Nessun caccia, infatti (anche per la scarsita` di carburante) si levo` in volo per abbattere i bombardieri atomici, che del resto vennero scambiati per semplici ricognitori.
  • E` da rimarcare la particolare perizia dei piloti e dell'equipaggio del Great Artist che portarono a termine una missione lunghissima, molto faticosa, contrastata dagli eventi atmosferici e che poteva concludersi in modo disastroso. Il B.29 era un aereo di prestazioni straordinarie per l'epoca, ma stavolta l'equipaggio dovette portarle fino al limite.

Credete voi che queste razionalissime considerazioni faranno scomparire le assurde teorie sul bombardamento di Nagasaki? Nemmeno per idea. Internet e` uno specchio di Narciso dove ognuno vede riflesso quello che vuole vedere. Ma almeno io, nel mio piccolo, spero di aver contribuito alla verita` e di avere aperto gli occhi a chi avra` avuto la bonta` di leggermi fin qui.
Giovanni Romano
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1. "Il grande artista", in onore dei successi con le donne del capitano Kermit K. Beahan. [N.d.A.]. Il nome originale dell'aereo, comunque, è The Great Artiste, vedi questo link: https://en.wikipedia.org/wiki/The_Great_Artiste
2. "Grassone". [N.d.A.]

3. Altre fonti affermano che il cielo sopra Nagasaki era interamente coperto, e che il maggiore Sweeney decise di bombardare col radar assumendosi la responsabilita` di aver disubbidito agli ordini, data la difficile situazione del suo aereo. Questa seconda versione sembra confermata dal fatto che la bomba atomica manco` ampiamente il centro della citta` e che l'esplosione avvenne a ridosso di una catena di colline che schermo` in parte Nagasaki. Si spiegherebbe cosi' anche il numero relativamente minore di vittime - 23.753 morti e 43.020 feriti – contro i 92.233 morti e 37.425 feriti di Hiroshima.

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