... e amo invece quelli antichi, di legno massiccio, che quando li
richiudi dietro di te creano di colpo uno spazio di frescura,
intimità e silenzio.
Li amo perché proteggono dalla curiosità
indiscreta di quelli che passano. Li amo perché non sono un transito distratto come quelli vetrati, ma un locale
prezioso dove si può sostare e riprendere fiato anche per un solo istante. Fanno già
parte della casa ma non sono ancora il pianerottolo, la porta, le stanze dove si
combatte la battaglia quotidiana della sopravvivenza, con le sue preoccupazioni e le sue
miserie.
Fortunato chi ci abita. Può dire di poter vivere almeno un pezzo di
vita propria, sfugge alla trasparenza ossessiva di un mondo dove si
viene controllati dallo stato, dal fisco e da Internet peggio che in Noi
di Zamyatin o di Farenheit 451.
Il portone solido è un sano confine, il confine che taglia fuori la vita pubblica e introduce in quella privata, contro la retorica bugiarda di un "mondo-senza-frontiere"
dove chiunque si sente autorizzato a invaderci e venire a ficcare il
naso nei nostri affari.
Giovanni
Romano
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