lunedì 29 gennaio 2007

Il cardinale-barman


Nel 1985, Adriano Celentano produsse e girò in proprio un film ormai dimenticato, il kolossal "Joan Lui". Fu un flop completo, anche perché il film era un'opera magmatica, con grosse ingenuità ma con potenti intuizioni, e soprattutto perché era dichiaratamente cristiano, antiabortista, persino irriverente verso tanto mondo cattolico che era sceso a compromessi col mondo.

Una scena mi è rimasta particolarmente impressa: un ricevimento mondano tenuto nella chiesa (sconsacrata, nel film) di Sant'Agnese in Agone, in Piazza Navona (una sequenza apocalittica, quando passo per Piazza Navona me ne ricordo sempre).

Gente di spettacolo, giornalisti, intellettuali, scienziati, attori e attrici, insomma la créme del pensiero laico... tutti a cicalare vanitosamente tra loro, zelantemente serviti da un impeccabile barman in giacca, guanti bianchi e mitra in testa.

Lì per lì pensai che fosse blasfemo, un'offesa gratuita alla religione, ma poi capii (anche dal seguito) che Celentano non ce l'aveva con la Chiesa in quanto tale, ma con quella parte di chiesa che si prostituisce all'opinione pubblica, che segue le mode anziché giudicarle, che si converte al mondo censurando silenziosamente Cristo, e che per giunta si autonomina "profetica".

Ecco, il Card. Martini mi sembra il perfetto barman del pensiero laicista, pronto a servire cocktails di tranquillanti a base di "dialogo", "ascolto dell'altro", (ma l'Altro per eccellenza non viene ascoltato mai...), "tolleranza", dicendo infallibilmente quello che al mondo piace sentirsi dire, e benedicendo servizievolmente le aberrazioni e l'apostasia silenziosa di quelli che si proclamano "cattolici adulti".

Giovanni Romano

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