venerdì 5 gennaio 2007

Sognano la perfezione, si ritrovano gli incubi

"Essi cercano continuamente di evadere
dal buio esterno e interiore
sognando sistemi sociali talmente perfetti
che rendano inutile all'uomo essere buono
(T.S. Eliot, cori da
"La Rocca")

Ieri, a Prato, è stato trovato un bambino cinese di circa un anno dentro un cestino della spazzatura. Uno di quei cestini che l'amministrazione comunale fa premurosamente collocare nei giardini pubblici di una città modello come Prato (ci sono stato). Il bambino per fortuna sta bene, era ben coperto, e con ogni evidenza era stato collocato in un punto di passaggio proprio perché qualcuno lo trovasse. Chissà quale storia traumatica c'è dietro questo abbandono, ma probabilmente non lo sapremo mai, e forse non è nemmeno questo il punto. Il punto sono alcuni elementi di riflessione che mi ha fornito il servizio del TG1 delle ore 13,30 di oggi.

Prima di tutto, come specificato dallo stesso giornalista, il ritrovamento è avvenuto in una zona ormai abitata quasi esclusivamente da cinesi, chi l'ha ritrovato era un cinese, il bimbo è stato ricoverato in una stanza dell'ospedale di Prato, in compagnia di un altro neonato cinese (sarà perché piangono nella stessa lingua?). Viene da chiedersi che fine abbiano fatto gli italiani! Andatelo a chiedere a una regione spopolata e vecchia senza rimedio come la Toscana, dove la Regione istituisce alacremente i "registri delle unioni civili" ma, guarda caso, tra gli italiani non nasce quasi più nessuno perché nessuno è incoraggiato a formare una famiglia vera!

Dov'erano gli italiani? C'erano, state tranquilli, e sono stati intervistati. Era il solerte medico che ha soccorso il banbino e fortunatamente l'ha trovato in buona salute. Era l'altrettanto solerte assessore ai servizi sociali, che come il medico non riusciva a capacitarsi come potessero avvenire queste cose in una città "dove esiste ormai una rete perfettamente attrezzata di servizi sociali".

Proprio questo stupore, che nasce da una fiducia cieca nelle strutture, mi ha colpito. E mi ha fatto capire che l'umano arretra tanto più quanto più si delega tutto ai servizi. Mi è tornato in mente con particolare chiarezza un brano dell'enciclica di Papa Benedetto XVI "Deus Caritas Est":

L'amore — caritas — sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c'è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell'amore. Chi vuole sbarazzarsi dell'amore si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo. Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un'istanza burocratica che non può assicurare l'essenziale di cui l'uomo sofferente — ogni uomo — ha bisogno: l'amorevole dedizione personale. Non uno Stato che regoli e domini tutto è ciò che ci occorre, ma invece uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto.


Nulla di quanto il Papa ha scritto, ovviamente, avrebbe evitato di per sé l'abbandono del piccolo. Ma quantomeno avrebbe aperto gli occhi a quelli che, come il medico e l'assessore, si illudono che "le strutture" possano risparmiarci il mistero della libertà e della responsabilità umana, che vengono probabilmente disincentivate, non rafforzate, proprio da servizi sociali tanto "perfetti".

Giovanni Romano

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