venerdì 12 gennaio 2007

Il summit di Caserta

Quando era al governo Berlusconi, trovavo assai discutibile che trattasse questioni molto importanti per la vita del Paese nelle sue residenze private, Palazzo Grazioli a Roma, o a Milano, oppure in Sardegna. Mi sembrava -e tuttora mi sembra- una scorrettezza, se non formale certo di sostanza, la prova di una scarsa sensibilità verso le istituzioni, il ritorno ai triumvirati di cesariana memoria e un implicito disprezzo delle procedure formali sì, ma necessarie, della vita democratica.

Quello che han fatto Prodi e i suoi, però, sorpassa di molto il limite della più becera indecenza. Almeno Berlusconi i vertici li teneva in casa propria, e anche se non erano gratuiti per le tasche dei cittadini (bisogna pensare alle spese per le scorte, le auto blu, ecc.) non penso che gravassero sull'erario come l'elefantiaca trasferta di Caserta.

Oltre a questo, una cosa non mi è chiara. Si è trattato di un vertice di partiti, come farebbe pensare la presenza di Marco Pannella, un non-eletto (e allora perché tanto sperpero di denaro pubblico?) oppure di un vero e proprio consiglio dei ministri? E in questo caso, perché accollare ai cittadini un caravanserraglio di impiegati, stenografi, militari, poliziotti, portaborse dei portaborse, con tutti i rischi di smarrimento o copia di documenti riservati? Vogliamo forse scimmiottare la "grandeur" dei nostri cugini d'oltralpe? Oppure (ed è l'ipotesi più caritatevole che riesco a trovare) si è voluta valorizzare la ricchezza artistica e storica del Sud?


Io però un suggerimento per Prodi & C. ce l'avrei: viste le "riforme" che avete in mente, a base di Pacs e compagnia bella, perché il summit non siete andati a farlo ad Aversa? E' a qualche chilometro soltanto, e costa molto meno. Garantito.

Giovanni Romano

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