giovedì 24 settembre 2009

Il paradosso del museo egizio


Ho finito da due giorni di leggere un libro estremamente interessante della collana “I Meridiani” della Mondadori: “Testi religiosi dell’antico Egitto”. A parte il contenuto, che meriterebbe un commento molto approfondito (specialmente se si mettono a confronto questi testi con l’Epopea di Gilgamesh), mi ha colpito un dettaglio paradossale. Nelle note e nella ricchissima bibliografia viene citato numerose volte il Museo Egizio di Torino ma non compare il nome di nessuno studioso italiano, a parte Edda Bresciani, curatrice e traduttrice del volume. I grandi egittologi sono inglesi, americani, tedeschi, francesi e persino qualche russo. Ma di italiani nemmeno l'ombra.

E’ mai possibile che l’Italia possieda il secondo museo egizio al mondo dopo quello del Cairo, e non sia in grado di esprimere studiosi all’altezza? Non credo sia in questione il valore dei nostri studiosi, probabilmente deve essere una questione di finanziamenti alle ricerche. Il risultato è che il Museo di Torino per gli studiosi esteri è una miniera, e per gli italiani rischia di diventare un semplice magazzino.

Giovanni Romano

Nessun commento: