sabato 16 gennaio 2010

Il paradosso del Terabyte


Mi sono accorto di aver fatto una sciocchezza. Ho comprato stasera un disco rigido esterno USB 2.0 da 1Tb perché quello che avevo, un Firewire da 250 Gb, cominciava a mandare segnali inquietanti, tra i quali uno particolarmente pericoloso: un ritmico "click" mentre cerca di leggere i dati.

Le cause possono essere due: o il logoramento della superficie, oppure un virus particolarmente devastante che mi sono beccato una settimana fa, e che forse mi ha distrutto molti dati (ho potuto proseguire tranquillamente il lavoro grazie a Linux che a quanto dicono è immune dai virus per Windows XP).

In tutti e due i casi è necessario salvare i dati. Per questo ho comprato un hard disk molto più capiente, addirittura un TeraByte, come va di moda ora. E solo dopo averlo comprato mi sono reso conto della sciocchezza che ho fatto.

Vediamo. In tutti questi anni (saranno almeno cinque) il disco da 250 Gb si è riempito poco più del 10%, 28,8 Gb su 233,8. E' vero che in precedenza avevo cancellato molti giochi anche assai ingombranti, e ho salvato su DVD parecchi anni di lavoro, ma non credo di aver mai superato il 20-25% della superficie complessiva. Risultato: in qualsiasi momento non meno del 75% della superficie era inutilizzato.

Cosa significa questo? Significa che non avevo affatto bisogno di un disco da un Terabyte per salvare tutti i miei dati, perché prima che ne riempia anche solo il 10% (e si tratta di 100 giga, altro che 28) passeranno molti anni, e il disco nuovo avrà avuto tutto il tempo di guastarsi. E io avrò comprato 990 Giga di spazio per non farne assolutamente nulla.

Sembra di essere in uno di quei racconti di Dino Buzzati dove il tempo e lo spazio si dilatano all'infinito e la meta diventa sempre più lontana, irraggiungibile fino a svanire. Probabilmente sarebbe bastato un hard disk da 320 Mb, compatto, pratico, molto meno ingombrante e soprattutto meno costoso.

Pensateci, prima di farvi accecare dai numeri.

Giovanni Romano

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