Tutti noi siamo abituati a considerare il proclama di emancipazione di Abraham Lincoln (22 settembre 1862) come il documento che fece cessare la schiavitù. Nessuno però ricorda che la Chiesa Cattolica, nella bolla Sublimis Deus emanata da Papa Paolo III il 2 giugno 1537, aveva già proclamato solennemente la libertà e l'emancipazione degli Indios da ogni e qualsiasi forma di schiavitù, scomunicando chiunque contravvenisse a quelle disposizioni.
È commovente leggere il cuore di questa bolla, emanata da uno dei pontefici più controversi della storia, tutt'altro che un modello di virtù nella vita personale, eppure così fermo, energico, chiaro e senza compromessi nel difendere la dignità umana dei popoli del Nuovo Mondo, senza nessuna delle riserve mentali di Lincoln, il quale era convinto -e non esitò a dichiararlo anche dopo la pubblicazione del suo proclama - che i neri fossero pur tuttavia inferiori ai bianchi sotto molti aspetti. Ecco quanto dichiarò il Pontefice (i neretti sono miei):
« Noi, sebbene indegni, … consideriamo tuttavia che gli stessi indios, in quanto uomini veri quali sono, non solo sono capaci di ricevere la fede cristiana, ma, come ci hanno informato, anelano sommamente la stessa; e, desiderando di rimediare a questi mali con metodi opportuni, facendo ricorso all'autorità apostolica determiniamo e dichiariamo con la presente lettera che detti indios e tutte le genti che in futuro giungeranno alla conoscenza dei cristiani, anche se vivono al di fuori della fede cristiana, possono usare in modo libero e lecito della propria libertà e del dominio delle proprie proprietà; che non devono essere ridotti in servitù e che tutto quello che si è fatto e detto in senso contrario è senza valore; che i detti indios ed altre genti debbono essere invitati ad abbracciare la fede in Cristo a mezzo della predicazione della parola di Dio e con l’esempio di una vita edificante, senza che alcunché possa essere di ostacolo ».
Parole che non hanno nulla da invidiare, quanto a nobiltà ed energia, al proclama di Lincoln. Con la differenza che furono scritte solo 325 anni prima della Guerra di Secessione.
Giovanni Romano
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