Oggi il notiziario di una TV locale (non ricordo quale, forse Telesveva) ha riferito con grande enfasi che a Barletta, presso la Parrocchia di San Paolo, si è tenuto incontro con cori di scolari delle quinte elementari e terze medie, a base di canzoni e recite dedicate alla Pace, alla Solidarietà, alla Convivenza tra i Popoli e le Culture. Tutto bene, salvo un piccolo particolare. Come segnalava il servizio quasi di sfuggita, la manifestazione si è tenuta perché quest'anno il presepe nelle scuole non si è più fatto. E presumibilmente da quest'anno non si farà mai più.
Questo mi sembra uno dei tanti segni della scomparsa silenziosa di Cristo e dei suoi segni dalla vita pubblica, e in ultima analisi anche da quella personale. Ai bambini facciamo cantare un sacco di canzoni (il più possibile "politicamente corrette", presumo) ma chi gli riempirà il vuoto che lascia la mancanza di Gesù Bambino? Possono bastare le nostre buone intenzioni, se il fondamento del mondo è cacciato via? I bambini - e anche gli adulti - non hanno bisogno solo di cantare, ma anche di vedere, di toccare. Cristo è venuto nella carne, è un incontro e non un insieme di buone intenzioni, come ha detto splendidamente ieri il Papa. E' nella carne, nei segni sensibili che lo possiamo trovare. Altrimenti abbandoniamo l'umanità a favore dei pensieri astratti, fossero pure devoti (ma non saranno nemmeno questo, perché in quelle canzoncine sono pronto a scommettere che il Bambino non sarà stato nominato nemmeno una volta).
A questo proposito, il filosofo russo Solov'ev, agli inizi del '900, faceva un'osservazione acutissima: quando l'Islam invase il nordafrica, non trovò resistenza nella cristianità locale perché già da tempo vi avevano preso piede l'eresia monofisita e l'iconoclastia. Cristo era stato spiritualizzato, allontanato dall'uomo e dall'esperienza sensibile, la sua umanità non esisteva più. Per il rigido monoteismo islamico, che separa assolutamente e irrevocabilmente l'uomo da Dio, fu facile mettere fuori gioco un cristianesimo che ormai era tale solo di nome. Diciamo che i maomettani trovarono il lavoro già fatto per nove decimi. Dove invece si era mantenuta viva la coscienza dell'umanità di Cristo, il trionfo dell'islam è stato solo temporaneo.
Nel frattempo, mi angoscia questo ennesimo segno di un'apostasia strisciante in nome della "tolleranza" e dei "valori".
Questo mi sembra uno dei tanti segni della scomparsa silenziosa di Cristo e dei suoi segni dalla vita pubblica, e in ultima analisi anche da quella personale. Ai bambini facciamo cantare un sacco di canzoni (il più possibile "politicamente corrette", presumo) ma chi gli riempirà il vuoto che lascia la mancanza di Gesù Bambino? Possono bastare le nostre buone intenzioni, se il fondamento del mondo è cacciato via? I bambini - e anche gli adulti - non hanno bisogno solo di cantare, ma anche di vedere, di toccare. Cristo è venuto nella carne, è un incontro e non un insieme di buone intenzioni, come ha detto splendidamente ieri il Papa. E' nella carne, nei segni sensibili che lo possiamo trovare. Altrimenti abbandoniamo l'umanità a favore dei pensieri astratti, fossero pure devoti (ma non saranno nemmeno questo, perché in quelle canzoncine sono pronto a scommettere che il Bambino non sarà stato nominato nemmeno una volta).
A questo proposito, il filosofo russo Solov'ev, agli inizi del '900, faceva un'osservazione acutissima: quando l'Islam invase il nordafrica, non trovò resistenza nella cristianità locale perché già da tempo vi avevano preso piede l'eresia monofisita e l'iconoclastia. Cristo era stato spiritualizzato, allontanato dall'uomo e dall'esperienza sensibile, la sua umanità non esisteva più. Per il rigido monoteismo islamico, che separa assolutamente e irrevocabilmente l'uomo da Dio, fu facile mettere fuori gioco un cristianesimo che ormai era tale solo di nome. Diciamo che i maomettani trovarono il lavoro già fatto per nove decimi. Dove invece si era mantenuta viva la coscienza dell'umanità di Cristo, il trionfo dell'islam è stato solo temporaneo.
Nel frattempo, mi angoscia questo ennesimo segno di un'apostasia strisciante in nome della "tolleranza" e dei "valori".
Giovanni Romano
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