La sparatoria di Tucson, dove sono state uccise sei persone e dove la deputata pro-aborto Gabrielle Gifford lotta tra la vita e la morte, non è solo un crimine abominevole di per sé, ma è il colpo più duro che sia stato sferrato contro la causa della vita negli Stati Uniti.
Proprio quando le resistenze contro l'abortismo e le manipolazioni genetiche stavano diventando realmente forti nell'opinione pubblica, proprio quando Obama era stato costretto a fare marcia indietro sul "favor mortis" e il testamento biologico, l'assurdo gesto di un criminale ha riportato indietro l'orologio di almeno trent'anni, forse irreparabilmente.
Ora la causa dell'aborto e della sperimentazione occisiva contro gli embrioni ha la sua martire, e i media -anche qui in Italia, naturalmente- hanno colto l'occasione per scagliarsi contro chiunque la pensa diversamente dal pensiero unico dell'aborto e delle manipolazioni genetiche. Fascistodi, nazistoidi, violenti, intolleranti e chi più ne ha più ne metta. Viene quasi il dubbio, in quest'epoca avvelenata dai sospetti, che il tempismo deell'attentato alla Gifford sia stato un po' troppo ben scelto per essere casuale, un po' come lo squilibrato che dette fuoco al Reichstag, guarda caso, fece mirabilmente il gioco di Hitler e dei nazisti. Quelli veri.
Giovanni Romano
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