domenica 11 settembre 2011

L'Arcivescovo e le lampadine a basso consumo

Le scuole – purtroppo – stanno per riaprire, ed è il momento degli auguri più o meno di prammatica. Presidenti, sindacalisti, ministri, autorità sono estremamente prodighi di esortazioni, tanto non costa niente e non saranno loro a dover tirare la carretta. A questo coro si è unito il messaggio dell'Arcivescovo di una diocesi abbastanza importante, ma preferisco tacere il nome dell'uno e dell'altra per carità di patria, o forse per semplice carità cristiana.

Il messaggio, infatti, comincia col citare opportunamente l'affermazione più significativa del documento pastorale della CEI “Educare alla vita buona del Vangelo”:

“Un’autentica educazione deve essere in grado di parlare di significato e di felicità delle persone. Il messaggio cristiano pone l’accento sulla forza e sulla pienezza di gioia (cfr. Gv 17,13).

Si notino l'importanza e l'incisività delle parole “significato” e “felicità” che sfidano la nostra società “sazia e disperata”. Ma subito dopo l'Arcivescovo introduce un discorso un po' più sfumato, un po' più astratto:

Ebbene, l’augurio che rivolgo al mondo della Scuola è che diventi sempre più palestra del sapere e del volere. Il “sapere” di una vita buona e il “volere” della virtù che forma una personalità capace di contribuire al bene comune che deve essere al fondamento di una autentica società aperta alla trascendenza.

Di Cristo non si parla, quasi si avesse timore di menzionarlo in rapporto a una realtà quale quella della scuola e dell'educazione. Ma questo è ancora niente. Immediatamente dopo viene un'incredibile virata a 180°, un salto logico sconcertante dove tutte le attese di significato e di felicità fanno miseramente naufragio davanti al conformismo “politicamente corretto”:

Desidero mettermi in sintonia con la proposta dell’Onu di dedicare il 2012 “all’energia sostenibile”. Si tratta di un’indicazione molto utile da valorizzare sul piano educativo in vista di un’ecologia umana, di cui oggi si ha tanto bisogno, e in cui possa avere spazio anche la dimensione trascendente dell’uomo.

Che ci sia bisogno di un'ecologia umana nessuno dubita, ma davvero pretendiamo che il cuore dei ragazzi si metta a palpitare per una lampadina a basso consumo? Se c'è una cosa che i ragazzi vogliono è sentirsi coinvolti in cose grandi, in un'avventura che gli riempia la vita. La loro insofferenza in classe, la noia e il bullismo di cui danno prova tante volte, nascono dalla povertà delle nostre proposte educative, dalla nostra pusillanimità nel proporgli un orizzonte grande e generoso dove impegnare le loro forze e diventare davvero adulti. Paradossalmente, ce l'hanno con noi perché non gli chiediamo abbastanza, li lasciamo vegetare in un'eterna adolescenza senza mai renderli responsabili di niente.

Questo avviene anche perché i cattolici stessi sembrano aver perso stima e fiducia nella loro fede, annacquandola nei “valori comuni”. La dimensione trascendente dell'uomo non è una categoria residuale, ma l'inizio di ogni vera “ecologia umana”. Altrimenti avremo solo le “istruzioni per l'uso”, discorsi corretti e puliti che non hanno la forza di muovere nessuno. Stupisce, poi, il riferimento alla burocrazia laicista dell'ONU, che più di una volta ha attaccato duramente la Chiesa, ha promosso l'aborto e la sterilizzazione di massa, sta cercando di distruggere la famiglia in nome di fantomatici “nuovi diritti”. Torna alla mente la mordace osservazione del Cardinale Biffi: “Oggi nella Chiesa parlare di Cristo diventa spesso il pretesto per parlare di qualcos'altro”.

Anziché preoccuparsi tanto di risparmiare energia, noi cattolici dovremmo preoccuparci di impiegare tutte le energie spirituali di cui disponiamo per ricordare al mondo qual'è la vera “fonte di energia”: “Deus, rerum tenax vigor”: Dio, tenace vigore degli esseri.

Giovanni Romano

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