WASHINGTON – In una decisione di grande importanza sulla libertà religiosa, la Corte Suprema ha riconosciuto per la prima volta una “eccezione di ministero” alle leggi sulla non-discriminazione nel posto di lavoro, affermando che le chiese e gli altri gruppi religiosi devono essere liberi di scegliere i propri responsabili senza interferenze da parte del governo.
“L'interesse della società nell'implementazione delle leggi sulla non discriminazione nel posto di lavoro è indubbiamente importante”, ha scritto il presidente John G. Roberts Jr.
a nome dell'opinione unanime di tutta la Corte. “Ma lo è anche l'interesse dei gruppi religiosi a scegliere chi predicherà le loro convinzioni, chi insegnerà la loro fede, chi porterà avanti la loro missione”.
La sentenza ha dato solo poche linee guida sul modo in cui le corti debbano decidere chi dev'essere considerato “ministro del culto”, dichiarando che la Corte è stata “riluttante ad adottare una formula rigida”. Due opinioni concorrenti hanno offerto proposte contrastanti.
Il caso, Hosanna-Tabor Church vs. Equal Employment Opportunity Commission, n.10-533, è stato portato all'attenzione della Corte da Cheryl Perich, ex insegnante in una scuola di Redford, nel Michigan, parte del Sinodo della Chiesa Luterana del Missouri, la seconda maggiore denominazione luterana negli Stati Uniti. La Perich ha dichiarato di essere stata licenziata per aver perseguito una rivendicazione di discriminazione sul lavoro a motivo di una disabilità, la narcolessia.
La Perich ha insegnato in gran parte materie secolari ma ha anche dato lezioni di religione e ha frequentato la cappella con la sua classe.
“E' vero che i suoi doveri religiosi prendevano solo 45 minuti di ciascuna sua giornata lavorativa”, ha scritto il presidente Roberts, “e che il resto del tempo era dedicato a insegnare materie secolari”.
“La questione di fronte a noi, tuttavia, non è una di quelle che si possono risolvere col cronometro”, ha scritto.
Invece, la Corte ha preso in considerazione parecchi fattori. La Perich era un'insegnante “vocazionale” che aveva completato il corso di studi religioso e che la scuola considerava un ministro del culto. È stata licenziata, ha dichiarato la scuola, per aver violato la dottrina religiosa scegliendo la strada del contenzioso giudiziario anziché cercare di risolvere la disputa all'interno della chiesa.
Il presidente Roberts ha dedicato parecchie pagine della sua opione alla storia della libertà religiosa in Inghilterra e negli Stati Uniti, concludendo che un principio animatore dietro le clausole sulla libertà religiosa del Primo Emendamento è stato di proibire al governo di interferire negli affare interni dei gruppi religiosi in generale e nella selezione dei loro responsabili in particolare.
“L'Establishment Clause impedisce al governo di nominare i ministri del culto”, ha scritto, “e la Free Exercise Clause gli impedisce di interferire con la libertà dei gruppi religiosi di sceglierseli”.
L'amministrazione Obama ha dichiarato ai giudici che avrebbero dovuto analizzare il caso della Perich essenzialmente con gli stessi criteri che se fosse stata impiegata da una chiesa, da un sindacato, da un club o da ogni altro gruppo dotato dei diritti di libera associazione a norma del Primo Emendamento. Questa posizione è stata accolta con sferzanti critiche quando il caso è stato discusso a ottobre, ed è stata sonoramente bocciata nella decisione di mercoledì.
“Una posizione del genere è difficile da mettere d'accordo con il testo dello stesso Primo Emendamento, che dedica un'attenzione tutta particolare ai diritti delle organizzazioni religiose”, ha scritto il presidente Roberts. “Non possiamo accettare la rimarchevole opinione che gli articoli di fede non abbiano nulla da dire sulla libertà di una organizzazione religiosa di scegliere i propri ministri”. [La sottolineatura è mia, N.d.T.].
Richiedere la riassunzione della Perich “avrebbe apertamente violato la libertà della chiesa”, ha scritto il presidente Roberts. E altrettanto sarebbe stato accordare a lei e ai suoi avvocati un risarcimento in denaro, ha continuato, dal momento che questo “avrebbe operato come una punizione contro la chiesa per aver terminato il suo rapporto con un ministro indesiderato”.
In un'opinione concorrente, il giudice Clarence Thomas ha scritto che le corti non dovrebbero occuparsi di decidere chi abbia titolo all'eccezione di ministero, lasciando la determinazione ai gruppi religiosi.
“La questione se un dipendente sia o meno un ministro del culto è essa stessa religiosa nella sua natura, e la risposta varierà di molto”, ha scritto. “I tentativi dei giudici di modellare una definizione giuridica di 'ministro del culto' attraverso una linea di demarcazione ben definita o attraverso un'analisi multifattoriale rischiano di mettere in posizione di svantaggio quei gruppi religiosi le cui convinzioni, pratiche e affiliazioni sono al di fuori del 'mainstream' oppure sgraditi a qualcuno”.
In una seconda opinione concorrente, il giudice Samuel A. Alito Jr., affiancato dalla collega Elena Kagan, ha scritto che sarebbe un errore focalizzarsi sui ministri del culto, un titolo che è usato in generale dalle denominazioni protestanti e “raramente, se non mai” dai cattolici, dagli ebrei, dai musulmani dagli indù o dai buddisti. Né il concetto di ordinazione dovrebbe essere al centro dell'analisi, ha aggiunto il giudice Alito.
Piuttosto, ha aggiunto, l'eccezione “dovrebbe applicarsi a ogni 'dipendente' che abbia la responsabilità di condurre un'organizzazione religiosa, guidi un servizio di preghiera o importanti cerimonie religiose nonché rituali, o funga da messaggero o maestro della fede di questa”.
Durante il dibattimento a Ottobre, alcuni giudici hanno espresso la preoccupazione che una decisione onnicomprensiva proteggerebbe i gruppi religiosi dalle cause intentate da dipendenti che dichiarassero di essere stati oggetto di ritorsioni, ad esempio, per aver denunciato abusi sessuali.
Il presidente Roberts ha scritto che la decisione di mercoledì ha lasciato in piedi la possibilità di condurre inchieste penali, nonché le altre garanzie.
“Ci sarà abbastanza tempo per occuparsi dell'applicabilità dell'eccezione ad altre circostanze”, ha scritto, “se e quando si presenteranno”.
Laurie Goodstein ha contribuito al servizio da New York.
Copyright (c) The New York Times, 2012
Unhautorized translation by Giovanni Romano