domenica 24 dicembre 2006

Buon Natale, ma non a tutti

Così, Natale finalmente è arrivato... e passerà. Per tante ragioni personali, questo è un Natale dove non aspetto nulla, credo anzi che l'anno prossimo mi darà di meno di quel che ho avuto negli anni precedenti, e forse mi toglierà delle persone care. Ma non sono solo i miei problemi personali che mi hanno depresso. Penso alle minacce che gravano sul mondo, alla stoltezza degli elettori cattolici che hanno votato un governo quale quello che abbiamo adesso, alle minacce alla vita, alla famiglia, alla morte naturale.

Per questo, stavolta, non sono buonista, e non auguro Buon Natale a tutti. In particolare non auguro Buon Natale:

  • Ai radicali e a chi la pensa come Welby;
  • Ai protestanti che si sono servizievolmente prestati per il funerale di un suicida;
  • Al ministro Mussi che ha tolto il veto italiano alla manipolazione e all'uccisione degli embrioni;
  • A Corrado Augias, Margerita Hack, Veronesi, i Verdi, tutti i laicisti in generale
  • Ai pacifisti che non hanno mai niente da dire quando vengono perseguitati i cristiani;
  • Ai "profeti" del "dialogo" a tutti i costi, anche a spese della verità;
  • A chi, anche tra il clero, ritiene che sia sufficiente pensare di essere cristiani senza dirlo;
  • Ai guitti strapagati come Fiorello, Crozza e De Sica che con intrepido coraggio prendono in giro la Chiesa che non può difendersi e se la fanno sotto quando c'è da criticare l'islam;
  • A chi riduce il Natale a predica moralistica contro il consumismo, e non si accorge che nel frattempo hanno tolto di mezzo il Bambino Gesù.
E' solo una piccola parte della mia lista di esclusioni, credo che riempirei due pagine. Ma anche a me stesso non auguro un Natale particolarmente buono. L'ho vissuto troppo da lontano, l'angoscia per quello che sta accadendo mi ha tolto il gusto e la gioia dell'attesa, e lo stupore dell'avvenimento.

E allora auguro Buon Natale

  • A chi è semplice di cuore tanto da essere grato che nasce un Bambino;
  • A chi sa affrontare e sopportare dignitosamente la propria sofferenza, e riesce a dare speranza agli altri;
  • A chi, anche per una volta all'anno, guarda alla vita in modo diverso, senza rancore, e spera nell'Altro che viene, e che lo può salvare.
Giovanni Romano

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