domenica 11 febbraio 2007

Claudio Chieffo aveva ragione


Proprio stamane, leggendo gli ultimi, bellissimi editoriali di Culturacattolica, mi è tornata in mente una canzone di Claudio Chieffo di tanti anni fa, "Martino e l'imperatore". Tutta la canzone andrebbe ascoltata, ma il ritornello in particolare è veramente profetico:

Tu non credere mai / all'imperatore, / anche se il suo nome è popolo, / anche se si chiama onore, / anche se il suo nome è società / anche se si chiama amore".

"Popolo", "Società", "Amore" ("Onore" oggi va un po' meno di moda)... la dittatura delle belle parole. Chi pensa con la sua testa è contro il Popolo, chi rifuta di farsi omologare dalla sinistra (anche quella cattolica) è contro la Società, e chi ha qualcosa da ridire contro i PACS e i matrimoni gay è il più imperdonabile di tutti, è contro l'Amore. Questa dittatura è tanto più pericolosa perché cerca di ricattarci sulle dimensioni che ci appartengono più profondamente, quella della socialità e quella dell'affettività. E' particolarmente difficile dire "no" a proposito di quello su cui "non possiamo non essere tutti d'accordo". Ma è qui, non altrove, che è possibile smascherare l'impostura. A costo dell'emarginazione sociale.

Un cantautore straordinario come Chieffo ha pagato di persona il rifiuto dell'omologazione con l'esclusione dal mondo della musica e il misconoscimento anche di tanti cattolici "progressisti". Ma i suoi amici veri - e sono tantissimi -, trovano in lui una voce coraggiosa che smaschera i luoghi comuni del nostro tempo che cercano d'intossicarci l'anima.

Giovanni Romano

P.S: Chi volesse conoscere meglio questo cantautore può leggere il libro di Paola Scaglione "La mia voce e le tue parole" con tutti i testi delle canzoni finora pubblicate.

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