giovedì 2 agosto 2007

Niente giovani per la strage di Bologna. E vi stupite?

Oggi è stata commemorato il 26° anniversario della strage di Bologna, e il TG2 ore 13 ha rimarcato che alla manifestazione i giovani quasi non c’erano, “o per sfiducia nelle istituzioni, o perché disinteressati alla vicenda”. Naturalmente non mancherà il solito ministro che invocherà a gran voce l’ennesima campagna d’indottrinamento –pardon, "informazione"- nelle scuole.

Ma perché la liturgia di stato (e tale è diventato, purtroppo, anche questo anniversario) fa così poca presa sui giovani? Semplice difetto d’informazione, “riflusso nel privato”, rimbambimento da alcool e droga? In verità, chi si scandalizza dei giovani dovrebbe accorgersi del baratro morale che si ormai si è aperto, che questa stessa politica ha creato, e che nessuna dose di retorica riesce più a colmare.

Prima di tutto, si rimprovera ai giovani la loro apatia e il loro disinteresse. Ma cosa è diventata la politica oggi? Una semplice ratifica di decisioni prese altrove, dalle quali il cittadino è escluso. Il problema oggi non è la scarsa partecipazione, ma l'impotenza dei cittadini di fronte a decisioni il più delle volte vessatorie (i continui inasprimenti fiscali, lo svuotamento sistematico dei referendum, le decisioni in campo familiare e bioetico sulle quali si vuole creare un consenso artificiale). Ci è stato tolto anche il diritto di esprimere la preferenza nelle liste elettorali, e nessuno dei vocianti promotori dei referendum –uno più complicato dell’altro- pensa a restituircela.

Il cittadino però non è stupido come crede la politica. Se il suo ruolo è quello della comparsa, come all’epoca delle assemblee sessantottesche e delle adunate oceaniche, non c’è retorica sulla “partecipazione” che tenga.

Ma la ragione per questo disinteresse va cercata più a fondo. Proprio la sinistra, che si è spudoratamente impadronita di questo anniversario, ha fatto e sta facendo di tutto per distruggere i legami tra le generazioni e le persone. Come si può chiedere ai giovani di prendere parte al lutto di chi non conoscono nemmeno, se stiamo liquidando i rapporti umani più elementari, prima di tutto la famiglia? Gli abbiamo insegnato a vivere solo nel presente e per il presente, e poi pretendiamo che abbiano la generosità e l’apertura mentale che vengono solo dalla costanza e dal sacrificio? C.S. Lewis lo esprimeva in modo mirabilmente sintetico nel suo piccolo, prezioso libretto “L’abolizione dell’uomo”: “Ridiamo dell’onore, e ci meravigliamo di trovare i traditori in mezzo a noi”.

Vorrei tanto che l’anniversario della strage fosse liberato dalla sua retorica mistificatoria, e diventasse quel che è veramente: il lutto della gente comune tradita, ingannata e strumentalizzata dalla politica di potere. Persino da morta.

Giovanni Romano

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