giovedì 23 agosto 2007

Vecchia zimarra...

Più volte ho pensato alla splendida aria "Vecchia zimarra" della Bohéme. A rigor di logica, essa non è indispendabile allo svolgimento della vicenda, sembra stata fatta solo per regalare una parte al basso Colline, il filosofo. Eppure è una gemma, non solo per la qualità musicale, ma anche dal punto di vista dell'economia della vicenda.

Innanzitutto, rivela il buon cuore del burbero "pensatore", disposto a impegnarsi la zimarra pur di comprare le medicine per Mimì, nel vano tentativo di salvarla. Ma soprattutto è l'aria che esprime meglio di ogni altra il cuore del dramma. Pur nel tono semiserio ("Vecchia zimarra, senti: / Io resto al pian, tu ascendere / Il sacro monte or devi" [Il Monte di Pietà, N.d.R.]) è un malinconico addio alla giovinezza e alle sue illusioni. Di fronte a una realtà tanto triste non possono bastare i filosofi e i poeti i cui libri riposavano nelle tasche di Colline come "in antri tranquilli". La vita -o meglio, la morte- bussa alla porta, bisogna agire.

E Colline accetta di agire, si spoglia del suo paludamento, abbraccia la strada del sacrificio (perché è di lui che si tratta, non della zimarra) e da giovane bohémien diventa, da allora e per sempre, un uomo adulto. Forse anche un vero filosofo, ma la cosa non è poi così importante.

Giovanni Romano

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