BUON NATALE
Giovanni Romano
Questo non è un blog trasgressivo. E' contro i trasgressivi a buon mercato. Questo non è un blog onesto o politicamente corretto. E' contro gli onesti e i politicamente corretti di professione. Questo non è un blog fuori dal coro, perché al suo autore piace la musica corale e l'unità tra le persone che essa crea.
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Spett.le Redazione,
Anche questo è un post recuperato da appunti manoscritti di molti mesi fa. Ma io non ho fretta, aggiorno quando posso.
Giovanni Romano
Molto romantico davvero! Perché allora laici e conviventi strillano per reclamare i PACS? Non hanno già l’amore? Non gli basta quello? Di cos’altro hanno bisogno, visto che solo i cattolici, a quanto pare, sono tanto stupidamente realisti da sobbarcarsi, oltre all’amore, degli impegni ben precisi, una fedeltà dichiarata pubblicamente?
Basterebbe questa battuta per capire tutta l’ipocrisia strumentale del dibattito sui PACS. Ma c’è dell’altro in questa puntata, e molto peggio.
All’inizio, vediamo il prete di cui sopra rifiutare l’assoluzione a un misterioso penitente che fugge esasperato. Subito dopo qualcuno lo uccide spaccandogli
Il flashback dell’omicidio è una scena memorabile, e sotto molti aspetti profetica. La donna, inviperita, pretende l’assoluzione senza mostrare alcun segno di pentimento, anzi rivendicando quello che ha commesso. Il sacerdote gliela nega con grande sofferenza, perché cerca di farle capire –invano- la gravità del suo gesto. A un certo punto, esasperata per il rifiuto, lei lo colpisce con tutte le forze, urlando “Prendi, prete, prendi!”. Quel prete sibilato velenosamente è un capolavoro di odio e di disprezzo. Si vede che non è soltanto l’attrice a pronunciarlo, ma anche lo sceneggiatore, il regista, la troupe, tutto un “milieu” che probabilmente si augura che prima o poi questa scena accada davvero (e poi accusano Berlusconi di essere l’ispiratore di Unabomber!). Almodovar e Amenabar non avrebbero saputo fare di meglio. Aggiungiamo poi che, per coprire l’omicidio del sacerdote, la donna aveva ucciso anche una giornalista che stava per intuire la verità.
Ma nella scena finale, quando il Maresciallo Rocca, il giudice istruttore e il capitano discutono sul caso ormai risolto, tutta la compassione, o quantomeno la “comprensione” del bravo sottufficiale vanno alla donna, non al prete. Non gli passa nemmeno per la mente di far notare che questa donna tanto pietosa ha ucciso non una ma tre persone. E purtroppo non glielo fa notare nessuno dei suoi interlocutori. Ordine degli sceneggiatori, probabilmente. In conclusione, siamo di fronte a uno sceneggiato “di regime” (come il settimanale “TEMPI” ha giustamente definito il film “La bestia nel cuore”) un messaggio molto subdolo a favore delle convivenze e dell’eutanasia, per giunta truccato con un’abbondante cosmesi di sentimentalismo familiare.
A questo punto però sorge una domanda. Se la donna era così convinta di aver agito per il bene del marito, perché è andata a cercare, o meglio a pretendere l’assoluzione da un prete? Un pretesto per aggredire il clero, “reo” di opporsi alla deriva nichilista della nostra mentalità? L’ultimo sussulto di una coscienza che sotto la vernice buonista continua a gridare? Propendo per la prima ipotesi, anche se è impossibile, di fatto, evitare che emerga
È chiaro che nello sceneggiato il regista costringe il prete a dire solo “no”, senza che gli venga consentito di portare avanti le ragioni per dire “si” fino all’ultimo istante di una vita umana.
Domenica 4 settembre 2005 è iniziata la XXIII settimana del Tempo ordinario. Siamo in quella sezione del Vangelo di Matteo che “La Bibbia di Gerusalemme” chiama “discorso ecclesiastico”, in cui Cristo definisce molto concretamente i rapporti che devono vigere tra i suoi. Tuttavia, come sempre nel Vangelo, una lettura puramente “etica” di questi insegnamenti non solo sarebbe inopportuna, ma è impossibile. Perdonare sempre e comunque, avere il coraggio di correggere i fratelli, mettersi all’ultimo posto non sono delle “istruzioni” che uno possa mettere in pratica solo che si applichi con la necessaria diligenza. Finirebbe tutto nell’ipocrisia o in un cinico fiasco. Vi è un altro fattore che rende possibile tutto questo, e che l’uomo non può darsi da sé. Ce lo ricorda in particolare il passaggio apparentemente incongruo dei due versetti che chiudono la lettura evangelica di oggi:
In un paio di giorni ho letto con enorme interesse il libro di Didi Gnocchi "Odissea rossa" (Eianudi, 2001) dedicato a Edmondo Peluso, comunista italiano fucilato dalla NKVD nel 1942 (per i dettagli biografici, vedi http://gariwo.net/giusti/peluso.php ).
Giovanni Romano
Quando le feci osservare che compravo più libri di quanti riuscissi a leggere, una mia amica libraia mi rispose con una frase che non ho mai dimenticato: “Ma i libri sanno aspettare”. Niente di più vero, e col tempo ho capito che i libri sanno aspettare anche nella mente, dopo essere stati letti, perché una frase, una scena, un pensiero possono riaffacciarsi a distanza di anni e rivelare significati ai quali sul momento non si era minimamente pensato.
Ma anche per la pagina bianca è così. Anche una pagina bianca sa aspettare che un pensiero prenda forma e maturi. Certo, il bianco nella sua deserta impassibilità può far paura. Ma confesso di non aver provato tanto il panico della pagina bianca quanto quello della pagina tormentata e imbrattata dalle cancellature. Se non fosse stato per il computer e per la sua infinita pagina bianca virtuale, per il testo che si presenta sempre pulito e ordinato anche dopo centinaia di correzioni, avrei smesso di scrivere da un bel pezzo. Quando scrivo sono incontentabile, e anche quando ho finito spesso il risultato mi delude, o quantomeno mi lascia dubbioso. Dentro di noi c’è infatti un libro perennemente non scritto, che in tantissimi non scriveremo mai, i pensieri più profondi, le immagini più vivide, le impressioni più forti che non riusciamo a esprimere. Un po’ come i musulmani parlano di una copia perfetta, increata del Corano custodita in cielo, della quale quelle sulla terra sono solo una pallidissima approssimazione.
E intanto la pagina bianca aspetta, e noi passiamo la vita illudendoci di riempirla, di spiegare una buona volta a noi stessi e agli altri il mistero che siamo, di quello che proviamo e di quello che abbiamo vissuto. Ma solo ai più grandi scrittori è dato anche solo avvicinarsi alle fonti stesse della propria umanità.
Durante il TG2 delle ore 13,00 di ieri (26 agosto) ho sentito parlare dell’iniziativa di un giudice barese che, sfruttando un comma poco noto della legge sull’affido, consente di fatto l’adozione ai single e alle coppie non sposate.
Per una curiosa – ma forse non casuale – coincidenza, il Televideo di venerdì 12 agosto batteva due notizie analoghe, ma sconcertanti quanto alla disparità di trattamento usata dal legislatore:
Bruxelles avverte l'Italia per il deterioramento dei conti pubblici, e subito il Ministro dell'Economia dichiara di non vedere condizioni per una manovra aggiuntiva (cfr. il flash dell'agenzia ANSA riportato in calce). Dal momento che ogniqualvolta i ministri hanno giurato, spergiurato e stragiurato di non volere manovre aggiuntive i contribuenti sono stati puntualmente spennati, non ci resta che prepararci all'ennesima stangata. Tempo massimo tre mesi.
Giovanni Romano
BRUXELLES, 12 APR - 'Non vedo le condizioni' per una manovra aggiuntiva fa sapere Siniscalco.'Il problema - dice - e' quello della crescita'. Commentando la situazione dei conti pubblici italiani,il ministro dell'Economia sottolinea che 'Se un paese non cresce,e' evidente che i conti pubblici si deteriorano'. Ha poi sottolineato l'impegno del governo 'a ridurre il debito piu' che si puo', e di averlo ribadito anche al commissario Ue Almunia. Poi ha aggiunto 'Le finanziarie elettorali non pagano'.