A proposito: ho fotografato questo presepe in un bar. Il proprietario l'ha amorosamente preparato sul bancone, infischiandosene del "politicamente corretto". A lui va tutta la mia riconoscenza. Sono contento di vivere in una regione dove la cristofobia non ha ancora preso piede.
Questo non è un blog trasgressivo. E' contro i trasgressivi a buon mercato. Questo non è un blog onesto o politicamente corretto. E' contro gli onesti e i politicamente corretti di professione. Questo non è un blog fuori dal coro, perché al suo autore piace la musica corale e l'unità tra le persone che essa crea.
mercoledì 26 dicembre 2007
Ooops! Mi ero dimenticato gli auguri di Buon Natale!
A proposito: ho fotografato questo presepe in un bar. Il proprietario l'ha amorosamente preparato sul bancone, infischiandosene del "politicamente corretto". A lui va tutta la mia riconoscenza. Sono contento di vivere in una regione dove la cristofobia non ha ancora preso piede.
domenica 16 dicembre 2007
AIUTOOO!!! L'effetto serra ci soffoca!
Siori e Siore, inesistenti frequentatori di questo sito,
così come li ho visti ieri dalla finestra di casa mia.
Venite ad aiutarci, presto! E soprattutto,
OGNI MINUTO E' PREZIOSO!!!!
Giovanni Romano
venerdì 14 dicembre 2007
Per le Maldive islamiche le donne non contano. E il TG1 tiene bordone.
Chi conosce anche superficialmente il diritto islamico sa che questa è una delle prescrizioni della sharia, in cui la donna conta esattamente la metà dell'uomo. Ancora più sconcertante è il silenzio completo su questo dettaglio rivelatore. Né il giornalista intervistatore e nemmeno la donna (adeguatamente catechizzata, presumo) hanno accennato che le Maldive, al di là della vetrina turistica, sono uno stato dove il fondamentalismo islamico sta prendendo sempre più piede, nelle sue forme più rigide e inumane.
Io non credo che in tutti i paesi a maggioranza islamica viga questo stesso principio, ma se si vuole davvero porre rimedio a questa situazione la peggior cosa che si può fare è mantenere un pavido silenzio sulle sue vere cause.
giovedì 6 dicembre 2007
Cinici, stupidi e bugiardi. Questi sono i laici.
Se bastano i PACS o i CUS per mandare in crisi la famiglia, alla fin dei conti si tratta di un'istituzione fragile".
Non vale la pena discutere con gente di livello morale e culturale tanto basso.
sabato 1 dicembre 2007
Una preziosa opportunità sprecata
11.38
Extracomunitario? No a borsa di studio
Il Consiglio comunale di Romano d'Ezze-
lino (Vicenza) esclude gli extracomuni-
tari dalle borse di studio per i più
meritevoli e scoppia la polemica.
"Abbiamo modificato il regolamento dopo
la sollecitazione di molti cittadini",
dice il sindaco Rossella Olivo (FI) al
"Gazzettino". I bonus istruzione del
Comune saranno assegnati agli studenti
con il massimo dei voti, purché resi-
denti da almeno 3 anni e con la citta-
dinanza italiana o di un Paese comuni-
tario. "Il merito non ha colore", pro-
testa l'opposizione.
martedì 27 novembre 2007
Il Celentano che non fa paura
Attacchi Berlusconi? E chi degli "intellos" non ti applaudirebbe? Ti lanci coraggisamente in una tirata animalista, antinucleare e/ o ambientalista? La claque a scena aperta è assicurata. Lecchi Prodi? E quale di giornali di regime come La Repubblica o Il Corriere non corre a incensarti?
Dov'è finito, però, il Celentano che difendeva il matrimonio, a cominciare dal suo? Dov'è il Celentano che proclamava ad alta voce la sua contrarietà all'aborto? Un Celentano così in RAI oggi non l'avrebbero fatto più entrare. E allora l'Adriano nazionale ha fiutato il vento, e si è adeguato. Una tigre senza denti, un conformista politicamente corretto che va bene a chi comanda. Più comodo di così...
Meno male che lui, da uomo di spettacolo veramente di razza qual è, ha avuto il buon senso di far durare poco il suo strapagato spettacolo. Se è pesato sulle tasche dei contribuenti, almeno non li ha annoiati più di tanto.
mercoledì 21 novembre 2007
Necrosi morale
martedì 20 novembre 2007
Telethon: i cattolici non comprano più a scatola chiusa!
LEI (speranzosa): Vuoi comprare una sciarpa Telethon?
IO (freddo) Mi puoi garantire che quei soldi non saranno usati in esperimenti contro gli embrioni umani? Altrimenti non dò un centesimo!
LEI (si allontana seccata, borbottando).
Fine della conversazione. E magari lei è una di quelle che ti piantano una grana di prim'ordine sui cetrioli geneticamente modificati...
lunedì 8 ottobre 2007
Bimbo ucciso a Bormio: perché non una taglia anche qui?
Mi vado sempre più convincendo che certe forme di "amore per gli animali" non sono altro che un modo di scaricarsi la coscienza ed esentarsi dalla fatica di amare gli uomini. Non a caso il TG2 ha ormai uno spazio fisso riservato alle notizie sugli animali. E credo di aver capito perché. Vogliono farci diventare come gli inglesi, abbrutiti d'indifferenza verso la vita umana tanto quanto sono sdolcinatamente sentimentali con gli animali.
Certo che, se fossi ricco, non esiterei a offrire almeno 20.000 € di ricompensa a chi fosse in grado di fornire elementi utili per arrestare l'assassino.
BORMIO, IN CORSO RICERCHE MOTO PIRATA Proseguono senza sosta, a Bormio e in tutta la zona, le ricerche del motociclista che sabato sera ha travolto e ucciso un bimbo di tre anni su una pista ciclabile. Dopo l'incidente la moto si è dileguata nel nulla. I carabinieri di Bormio e di Sondrio sono al lavoro per raccogliere ogni elemento utile alla identificazione del motociclista,che pare indossasse abiti scuri e un casco nero decorato da una fiamma rossa e arancio.Secondo la mamma della vittima la moto sarebbe un fuoristrada e non un ciclomotore.
venerdì 5 ottobre 2007
BEAR KILLER WANTED!
A scanso di equivoci, dichiaro anch'io di essere favorevole alla taglia, perché fa il vuoto intorno al criminale e mina la solidarietà dei complici. E sono favorevole anche in questo caso.
Quello che non capisco, e che qualcuno mi dovrebbe spiegare, è come mai fior di giuristi s'inalberano quando la taglia viene proposta contro i criminali che uccidono altri esseri umani. La considerano "altamente diseducativa" perché "incoraggia la delazione", "rischia di creare capri espiatori", "non serve a niente". Come mai quel che è diseducativo e non serve nei confronti degli esseri umani dovrebbe andar bene per gli orsi?
Comunque sia, stavolta da quei giuristi è arrivato solo un assordante silenzio.
Sarà forse perché ormai la vita degli animali è considerata più importante di quella umana.
venerdì 28 settembre 2007
Il Comandante Grull... ehm, Grillo
Il primo è la teatralità, la voglia di apparire a tutti i costi. Entrambi sono stati capaci di compiere dei veri e propri tours de force mediatici. Direi anzi che il più bravo è stato Grillo, perché sfruttando le potenzialità della Rete è riuscito a riemergere dall'oblio mediatico cui lo aveva condannato la RAI (anche perché aveva lasciato un segno troppo forte, con la sua famosa, sferzante battuta contro Craxi).
Il seondo è l'innegabile carisma. Nonostante le divise e le decorazioni con cui si paludava, Gabriele D'Annunzio non era un uomo fisicamente imponente, né aveva una voce metallica (molti anni fa ebbi la fortuna di parlare con uno degli ultimi che lo conobbero di persona, un vecchietto ormai ultranovantenne). Eppure riuscì a trascinarsi dietro centinaia di "legionari", occupare una città intera, tenere gli occhi di tutta l'Europa puntati su di sé. E Grillo? Vi sembra un uomo fisicamente prestante? La sua voce vi arriva al cuore per l'armonia dei suoi toni? Eppure anche lui sta riempiendo ancora più piazze di D'Annunzio, grazie alla telematica.
Il terzo elemento che hanno in comune sono le circostanze critiche che li hanno fatti emergere. Sia l'uno che l'altro sono diventati temporanei leaders in momenti di particolare tensione , in cui la classe politica si trova a essere totalmente delegittimata e il Paese è in condizioni di particolare debolezza. Entrambi si presentano con ricette facili e pronte all'uso.
Il populismo e il disprezzo per la democrazia parlamentare è la quarta, più sinistra caratteristica che li accomuna. Da questo punto di vista Grillo si è spinto ben più oltre di Bossi. Devo dire che, pur non essendo certo di sinistra, preferisco il peggior parlamento alla migliore dittatura. E non conosco tirannia peggiore di quella delle buone intenzioni.
Nessuno dei due ha la stoffa di essere davvero un leader. Ma come D'Annunzio spianò la strada a Mussolini, così temo che possa fare quel Grull... ehm, Grillo, nei confronti dell'opportunista di turno.
mercoledì 26 settembre 2007
Un'imprevista, meravigliosa lezione di vita
Lunedì 24 settembre sono andato a Bari per rinnovare la mia patente d'invalido. Nel gruppo c’era una giovane donna sui trenta-trentacinque anni. Carina, ben curata, spigliata e vivace nei movimenti. Mentre aspettavamo, canticchiava tra sé e sé accompagnandosi col piede. Mi chiedevo che handicap avesse, perché sembrava perfettamente “normale”. Dal momento che l’attesa si prolungava, abbiamo fatto un po’ di conversazione, e le ho chiesto del suo handicap. “Sono focomelica”, mi ha risposto con semplicità, senza imbarazzo.
sabato 22 settembre 2007
Modesta proposta contro il sovraffollamento carcerario
Dal momento che il numero dei delinquenti aumenta in continuazione, e la costruzione di nuove carceri non potrà mai tenere il passo con la loro crescita esponenziale, suggerirei di mettere in libertà tutti i detenuti e di trasferire in carcere gli incensurati e le loro famiglie.
In questo modo cesserebbero sia le polemiche sull'indulto che quelle sul sovraffollamento. Ogni carcere, poi, si trasformerebbe automaticamente, e a costo zero, in una fortezza mirabilmente adatta a proteggere la vita e i beni dei pochi onesti ancora in circolazione.
venerdì 21 settembre 2007
Rutelli e il DNA: sorvegliare e (non) punire
Dall'altra parte ci sono le parole rassicuranti di Rutelli, che la Corradi definisce ironicamente "voce assolutamente moderata e democratica", il quale assicura che con questo screening sarà molto più facile identificare e arrestare i criminali, citando a esempio il caso dell'Inghilterra, in cui, a quanto pare, "l'arresto dei colpevoli è quasi raddoppiato".
In secondo luogo, non serve a niente moltiplicare all'infinito gli screening, le telecamere, lo spionaggio, se poi il massimo della pena che si applica ai colpevoli, pur esattamente individuati, è solo qualche mese o al massimo qualche anno di carcere, con il solito abbondante contorno di indulti, sconti di pena, uscite anticipate, licenze premio e buona condotta.
Se le premesse restano queste, l'unico effetto pratico del provvedimento sarà analago a quello delle famose "gride" di manzoniana menoria: aumentare ingiustificatamente l'oppressione nei confronti dei cittadini "pacifici e senza difesa", senza disturbare la criminalità più di tanto.
Secondo me il gioco non vale affatto la candela.
mercoledì 19 settembre 2007
Latino si, latino no, latino forse...
Ora legale: un sacrificio non necessario?
"Una riflessione sul risparmio energetico: l'ora legale è nata per guadagnare un'ora di luce e risparmiare energia elettrica. Ora però paradossalmente allunga il tempo della calura e del consumo dell'energia con i condizionatori. Non sarebbe meglio eliminarla? Vorrei conoscere il parere di lettori ed esperti".Luciana Russo, "OGGI" 15 Agosto 2007
Avanti Cristo o Associazione Calcistica?
Questa volta, però, i risultati mi hanno colpito, perché negli anni precedenti mai si era verificata un'ignoranza tanto diffusa sul significato della sigla "a.C.". Come si vede dal grafico, solo il 40% degli alunni ha individuato esattamente il termine. Un altro 40% non ha dato alcuna risposta, e un non trascurabile 20% ha pensato che si trattasse... di un'associazione calcistica! Ben il 60% degli alunni, quindi, ignora qualunque riferimento cristiano al metodo di datazione.
Ne ho parlato con la mia collega di Religione, e lei mi ha fatto giustamente osservare che il problema è a monte. E' alle elementari e alle medie, dove ormai gl insegnanti non fanno più alcun riferimento a Cristo. E questo -aggiungo io- in una regione come la Puglia, dove ancora non siamo arrivati agli esempi drammatici di cristofobia di alcune regioni del Nord (crocifissi tolti dalle pareti e buttati nel cestino, divieto del presepe, proibizione del segno della Croce...).
Non c'è che dire, la secolarizzazione sta funzionando a meraviglia. In parte è un processo consapevolmente fomentato, ma in parte va avanti per inerzia. Ed è quest'inerzia la nemica più pericolosa, più di un'opposizione attiva che se non altro richiama l'attenzione sulla posta in gioco.
Nessuna meraviglia che già negli USA un gruppo di "studiosi" propone di eliminare la datazione avanti e dopo Cristo, perché "discriminerebbe" le altre religioni. Se siamo noi i primi a dimenticare chi è Cristo, perché la storia dovrebbe far riferimento a Lui?
domenica 16 settembre 2007
Come banalizzare una parabola
domenica 2 settembre 2007
Il mio augurio ai giovani di Loreto
Quando sarete tornati ognuno a casa vostra, vi auguro il coraggio di sbugiardare il bombardamento mediatico a base di Codice da Vinci e di “casi pietosi” che portano all’eutanasia. Sbugiardate le accuse di evasione fiscale e di pedofilia alla Chiesa. Vi auguro di non tacere davanti alla distruzione della famiglia, alle forme deviate di sessualità che si vuole spacciare per “normali”. Quanti di voi, se avessero un negozio, avranno il coraggio di abbassare le saracinesche o chiudere le imposte quando passa il gay pride? Quanti di voi, quando insegneranno nella scuola, troverebbero il coraggio di prendere apertamente posizione contro la “Settimana del Preservativo”? Quanti di voi spegneranno
Però, ragazzi, siete stati grandi! Per una volta, avete reso presente l’esistenza di un popolo cristiano normalmente ignorato o disprezzato da intellettuali e giornalisti à la page. Vi auguro di diventare fermento cristiano nel quotidiano, di cambiare la mentalità dal basso, come una vegetazione che s’infiltra nelle crepe del cemento e alla fine lo spacca, fa nascere nuova vita dove prima sembrava che ci fosse soltanto sterilità e polvere.
Giovanni Romano
giovedì 23 agosto 2007
Vecchia zimarra...
Più volte ho pensato alla splendida aria "Vecchia zimarra" della Bohéme. A rigor di logica, essa non è indispendabile allo svolgimento della vicenda, sembra stata fatta solo per regalare una parte al basso Colline, il filosofo. Eppure è una gemma, non solo per la qualità musicale, ma anche dal punto di vista dell'economia della vicenda.
Innanzitutto, rivela il buon cuore del burbero "pensatore", disposto a impegnarsi la zimarra pur di comprare le medicine per Mimì, nel vano tentativo di salvarla. Ma soprattutto è l'aria che esprime meglio di ogni altra il cuore del dramma. Pur nel tono semiserio ("Vecchia zimarra, senti: / Io resto al pian, tu ascendere / Il sacro monte or devi" [Il Monte di Pietà, N.d.R.]) è un malinconico addio alla giovinezza e alle sue illusioni. Di fronte a una realtà tanto triste non possono bastare i filosofi e i poeti i cui libri riposavano nelle tasche di Colline come "in antri tranquilli". La vita -o meglio, la morte- bussa alla porta, bisogna agire.
E Colline accetta di agire, si spoglia del suo paludamento, abbraccia la strada del sacrificio (perché è di lui che si tratta, non della zimarra) e da giovane bohémien diventa, da allora e per sempre, un uomo adulto. Forse anche un vero filosofo, ma la cosa non è poi così importante.
La deriva del Venezuela
La deriva dittatoriale del Venezuela è sotto gli occhi di tutti. Chavez è riuscito a rompere persino con uno stato orientato a sinistra come il Brasile. E' facile però fare di lui un tiranno da operetta, il che non è (quello di sottovalutare i dittatori è un errore storico che è stato sempre pagato a caro prezzo). Ma se Chavez si è affermato, è stato grazie al voto della parte più povera e diseredata della popolazione, proprio quella popolazione che la borghesia venezuelana, alta o media che fosse, ha trattato con indifferenza, quando non con ostilità e disprezzo. E adesso proprio questa borghesia (italiani inclusi, probabilmente) paga il conto del proprio egoismo.
I tarli del Family Day
Ne ho avuto la prova poco tempo fa, a metà luglio, quando ho ricevuto l'invito a un convegno organizzato dagli immancabili "cristiani in dialogo" della mia diocesi, e la relativa brochure. Per una coincidenza d'impegni improvvisa e sommamente inopportuna non ho potuto assistervi, ma il materiale che avevo ricevuto era più che sufficiente per farmi pensare tutto il male possibile dell'iniziativa. Chiedo scusa ai miei inesistenti lettori se non posso riportarlo qui (ne ho fatto comunque le copie in formato .jpg), ma ho voluto commentarlo molto a fondo con il responsabile dei servizi di comunicazione sociale della mia diocesi, citando tutti i punti significativi di questi documenti nella mia replica.
Buona lettura, se verrete. E quelli che parlano di "ritorno della famiglia", purtroppo, non esultino troppo presto...
sono certo che, a poche ore dal convegno diocesano, non avrai nemmeno il tempo di leggere quello che segue. Tuttavia devo scrivere lo stesso, per l’urgenza e la gravità dell’argomento. Cercherò di stringere.
Da quel che ho letto nell’invito e nella brochure dei “cristiani per il dialogo” ho l’impressione che alcuni settori della Chiesa, non potendo contestare frontalmente il Family Day, stanno cercando di”lavorarlo ai fianchi”, minandolo e sminuendolo dall’interno. E’ strano –e anche grave- che quanto più aspri, insidiosi e persino violenti si fanno gli attacchi alla Chiesa, ai pastori e ai semplici fedeli, quanto più si fa esplicita l’apostasia contro il cristianesimo, tanto più tra i cattolici spunta, immancabilmente, chi ammonisce a “non-alzare-steccati”, a “non-chiudersi-nelle –proprie-certezze”, a “evitare-scontri-e-divisioni”, e “dialogare” anche con chi ha fatto del disprezzo e della menzogna i suoi strumenti abituali di comunicazione.
Vorrei ricordare che Nostro Signore, nel Vangelo di Giovanni, ha paragonato Se stesso alla porta di un ovile (Cfr. cap.10), ammonendo i suoi contro i ladri, i briganti, i mercenari e i cattivi pastori. In un certo senso, ha messo… una buona parola per gli steccati! Fuor di metafora, il paragone usato da Gesù ci deve far capire che non tutte le scelte sono ugualmente rispettabili, che non tutti gli ambiti di vita sono ugualmente buoni. Dove c’è la Sua presenza –e quella del popolo cristiano- l’umano può vivere e fiorire, mentre nello spazio di un relativismo pieno di discorsi e vuoto di valori, dove la presenza cristiana è messa al bando o adulterata, l’umano si corrompe e va perso.
Vediamo invece come procedono i “cristiani per il dialogo”. Ho l’impressione che il loro linguaggio risenta di ambiguità molto pesanti, a cominciare dalla gaffe certo involontaria del titolo: “Crisi della famiglia: quale contributo dal Magistero della Chiesa?”. Detto così, sembra che sia il Magistero a dare un sostanzioso contributo alla crisi… Ma queste sono amenità, il brutto viene subito dopo, quando si mette ingiustamente sullo stesso piano chi non ha lesinato ai cattolici le ingiurie più volgari e le minacce più pesanti, e chi ha difeso in modo fermo e pacato una realtà umana e naturale come la famiglia. Quasi come se l’atteggiamento del Papa e della CEI fosse un accanimento retrogrado, cocciuto e immotivato, un arbitrario esercizio di potere spirituale (come insinua il Card. Martini nella brochure, discorso del 16 marzo 2007). Non si potrebbe falsificare il Magistero più di così. Naturalmente i “cristiani in dialogo” non hanno sentito nemmeno parlare di punti “non negoziabili” quali la vita, la famiglia e la libertà di educazione. Già, quando si è sempre “in dialogo” tutto diventa provvisorio e disponibile.
Si parla dei “problemi complessi della famiglia reale”. Chiedo scusa: da quanto in qua la Chiesa ha avuto in mente una famiglia immaginaria? Problemi complessi certo, ma dobbiamo stare attenti a non renderli confusi. Il modo di stare davanti alla distruzione della famiglia non è rincorrere la confusione, ma avere uno sguardo lucido e coraggioso che taglia corto con certe complicazioni introdotte ad arte (e la prima, più grossa complicazione fu il divorzio), riscoprendo perché vale la pena mettersi insieme tra uomo e donna, promettersi fedeltà, condividere un progetto stabile di vita e non soltanto una passeggera comodità. Dire che la famiglia “è una realtà accomunante, popolare, laica, non ideologica, che riguarda la vita di milioni di uomini” è scoprire l’acqua calda.
Altrettanto banale è affermare che “non può essere ridotta né a una realtà confessionale, né alle posizioni demagogiche e semplificatorie assunte da certe forze politiche”. Chi scrive queste cose, evidentemente, non solo non ha partecipato al Family Day, ma nemmeno si sarà degnato di vederlo in televisione! Probabilmente erano affaccendati a sintonizzarsi su Piazza Navona. Ma che altro dicevano le famiglie, con il loro solo esserci in Piazza San Giovanni, se non affermare questa realtà “accomunante, popolare, laica”? Perché mai alla manifestazione (mai nominata) hanno partecipato anche degli agnostici (sprezzantemente definiti “teocon” o “atei devoti” dai campioni del pensiero “tollerante”), degli evangelici, persino famiglie musulmane (per esperienza diretta posso dirti quanto grave scandalo dà il nostro modo di vivere scristianizzato anche alle famiglie degli islamici più moderati)? Più accomunante di così…
La critica alle posizioni demagogiche e semplificatorie di certe forze politiche si può condividere, a patto di tenere presente che almeno loro si sono fatte carico del problema, hanno colto un disagio e un’emarginazione che altre forze politiche o hanno ignorato o peggio ancora hanno favorito. Sta a noi cattolici non farci strumentalizzare. Quando poi si parla di crisi, mi sembra che il documento consideri la famiglia quasi come parte del problema, un soggetto passivo del quale gravare lo stato assistenziale, non come una risorsa che svolge un compito prezioso e insostituibile (e fa anche risparmiare denaro pubblico, tra l’altro).
Ma adesso viene il magistrale colpo di coda, lo stravolgimento del linguaggio e del pensiero tipico di certo pensiero “cattoprogressista”: “crisi che va considerata non come un male, ma come un’epocale possibilità di crescita e di cambiamento nella prospettiva della crescita dei diritti e della dignità delle persone”. Mi sembra questo il cuore del massaggio, il crocevia dove si danno appuntamento tutti i luoghi comuni del cattocomunismo. Tale pensiero, prima di tutto, proiettandosi in un futuro utopico, considera sbagliato e negativo tutto ciò che proviene dal passato, nell’illusione inconfessata di riuscire a padroneggiare il cambiamento (e invece finisce per accodarsi al cieco divenire della storia, come vedremo).
Ma nella storia è avvenuto più di una volta che una crisi non governata abbia portato distruzione, non rinnovamento. Un’eredità spirituale può venire stoltamente dissipata, un modo di vivere umano e civile può andare perso. Le invasioni barbariche furono forse un’epocale possibilità di crescita per la cristianità medievale… circa cinquecento anni dopo. Ma è probabile che le generazioni che quella crisi dovettero attraversare non ne fossero particolarmente contente, alle prese con guerre, saccheggi, epidemie, razzie e crollo di ogni legge.
Che significa poi “crescita dei diritti e della dignità delle persone”, se non, in questo contesto, riaprire surrettiziamente il discorso sui DI.CO.? Anche la premiata ditta Bindi & Pollastrini parlava esattamente lo stesso linguaggio quando ha presentato la sua proposta di legge. Ma è giusto dare diritti a chi, per definizione, non vuole assumersi nessun dovere? E’ più dignitoso chi s’impegna seriamente col matrimonio davanti agli uomini (non scomodiamo la cerimonia religiosa), oppure normare la precarietà, il disimpegno, l’incapacità di costruire il futuro? Non facciamoci un alibi della “complessità” dei problemi, per favore, perché centinaia di generazioni hanno dovuto affrontare problemi altrettanto complessi, se non di più, e hanno retto!
La parola “pluralismo” anche qui mi sembra usata in un contesto ambiguo. La famiglia è pluralista certamente al proprio interno, perché è l’unità di vissuti profondamente diversi quali quello maschile, femminile e dei figli. Ma il termine “pluralismo” può essere usato in due modi scorretti. Il primo, quando pensiamo alla famiglia come a una specie di assemblea sessantottarda, dove ognuno rivendica i propri “diritti” anche a spese degli altri. Il secondo, peggiore, quando si vuole indicare la “pluralità” delle pseudo-famiglie (“matrimoni” gay inclusi?). E se qui il termine è stato usato in questo modo, stona più che mai il richiamo ai documenti del Concilio Vaticano II, di cui qualcuno, evidentemente, pensa di essere l’unico interprete autorizzato.
La scelta veramente coraggiosa del nostro tempo non sta tanto e solo negli stili di vita compatibili ed equo solidali (detto brutalmente: non è perché riciclo la carta che andrò in paradiso, eppure io lo faccio sempre! Sul ritorno del fariseismo dovrei scrivere una lettera a parte), ma nel fatto stesso di fare famiglia, con tutti gli ostacoli culturali, i pregiudizi, la pubblicità negativa da parte dei mass-media, l’iniqua pressione fiscale che penalizza chi si sposa e vuole avere figli (spesso i conviventi hanno la precedenza nell’assegnazione delle case rispetto alle famiglie, appunto perché “deboli”). Che significa poi “apertura alla diversità”, se non, per l’ennesima volta, voler introdurre di soppiatto quel che non si ha il coraggio di affermare chiaro e tondo?
Sulla disponibilità all’affido familiare e all’adozione i cattolici, anche quelli più “reazionari” non hanno bisogno di lezioni da nessuno. Da CL, ad esempio, è nata l’associazione “Famiglie per l’accoglienza” che però non somigliano alla famiglia “modello ‘68”: sono famiglie dove, nella povertà del proprio limite, si cerca di voler bene e basta, e non ci vuole certo CL per fare questo.
Giusta la critica ai modelli economici iperliberistici, ma non ci si domanda se non sia altrettanto ingiusto il modello dell’”individualismo garantito” che si vuole oggi imporre, dove lo stato (cioè noi, i contribuenti) deve farsi carico di situazioni che si vogliono deliberatamente mantenere precarie, dove si massimizza l’utile individuale (non necessariamente quello economico, ma quello edonistico sì) mentre le conseguenze negative vanno a scapito della collettività.
Concludendo sulla presentazione, vorrei fare un’osservazione che forse è sfuggita agli organizzatori della manifestazione: nel momento in cui hanno criticato –non a torto- la famiglia consumistica tipo “mulino bianco” (dove però c’erano un padre e una madre) non si sono accorti che con la loro immagine di famiglia “non patriarcale, ma aperta, generosa, critica, accogliente, interculturale, multietnica e, perciò stesso, laica e democratica” hanno tracciato un ritratto sorprendentemente simile a un’immagine di famiglia non meno artificiosa e melensa: quella del “Medico in Famiglia” di Lino Banfi, dove il padre e la madre sono assenti (lei è morta, il padre si scarica la coscienza col volontariato, lontano dai figli), dove ognuno, in nome dei “buoni sentimenti”, in fondo fa quel che gli pare e piace. E risparmio al lettore l’altra “famiglia” alla quale Banfi, che ostenta la sua devozione a Padre Pio, si è tanto generosamente prestato: quella del “padre delle spose”. A proposito: una famiglia dove tutti sono tanto impegnati a essere aperti-generosi-critici-accoglienti-interculturali-multietnici, troverà o no il tempo di volersi bene?
Sulla brochure valgono grosso modo le osservazioni che ho fatto per il manifesto: le riserve sul considerare il mutamento sempre e comunque un bene, ad esempio. Ma vorrei anche qui approfondire alcuni punti, perché qui il linguaggio è più sottile e forse per questo anche più insidioso.
La famiglia è soltanto “una rassicurazione”? Dico provocatoriamente: perché scandalizzarcene? Il mondo intorno a noi non è soltanto un giardino equosolidale: c’è effettivamente il bisogno di essere rassicurati da qualcuno che ci conosce e ci accetta. Ripenso alla mia unica storia d’amore con una bellissima ragazza di Bari che poi divenne suora. Cominciavamo a fare i primi timidi progetti matrimoniali, e io pensavo: “sulla panchina possono andare tutti, al bar ti accolgono per quello che paghi, ma solo in casa ti accolgono per quello che sei”. E’ tanto scandaloso, tanto egoista rifugiarsi tra le braccia di chi ti vuol bene? O non è piuttosto da lì che si trova il coraggio di ripartire, di ricostruirsi e di andare avanti, piuttosto che in cento discorsi sulla solidarietà universale? La famiglia, sotto questo aspetto, è l’organizzazione più anti-totalitaria che esista, anti-totalitaria persino nei confronti del buonismo dominante, perché nasce, o almeno si mantiene, con una simpatia umana, con una voglia di condividere che non è dettata dallo stato o dai valori o dalla collettività, ma che proviene direttamente dall’io delle persone coinvolte. Non per nulla tutti i totalitarismi e tutte le utopie l’hanno sempre combattuta, perché crea legami originari, che lo stato o l’utopia non possono né creare né controllare. Non per niente, in “1984” di George Orwell, la rivolta del protagonista contro il Partito passa attraverso una semplice storia d’amore, e questo atto deve essere pagato con la vita.
Tornando a noi: dobbiamo inseguire a ogni costo una “complessità” spesso creata artificialmente, o piuttosto avere il coraggio di essere semplici, dire pane al pane e vino al vino? Si ha crescita e maturazione quando si va all’essenziale, non quando ci si perde in elucubrazioni artificiose.
Ho letto gli estratti dei documenti conciliari. Ma questi non contrastano, né mai hanno contrastato, col Magistero della Chiesa, anzi sono essi stessi Magistero! Chi cerca di manipolarli per far passare la sua visione ideologica si assume delle responsabilità estremamente gravi. Un solo brano potrebbe dare adito a qualche perplessità, la Gaudium et Spes n.75 ([i cristiani] devono ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali… ecc.), ma si supera subito quando si pensa che i cristiani devono sì rispettare i punti di vista altrui, ma da nessuna parte è scritto che debbano supinamente accodarcisi. Anzi, quando tali punti di vista contrastino radicalmente e deliberatamente con il modo di vivere proposto dal Vangelo e dalla Chiesa, hanno il dovere di far sentire –anche qui civilmente- il proprio dissenso. Le parole del Concilio non possono certo fare da alibi a chi si è scomodato per inviare proiettili a Mons. Bagnasco e per insultare tanto pesantemente il Papa.
Che devo pensare, infine, delle numerose e pesanti citazioni del Card. Martini, se non che lo hanno citato maliziosamente fuori contesto, oppure che la mia impressione negativa su certi maestri esce più che confermata? Ha ragione il Cardinale a contestare il “familismo”, è vero che alla luce del Vangelo la famiglia non è “tutto”, ma la famiglia si trascende in nome di una realtà più alta e più esigente (il celibato per il Regno di Dio), non in nome di una misura tanto più bassa e accomodante quale i DI.CO.!
Sono poi profondamente contrario a usare il termine “famiglia tradizionale”. C’è la famiglia. Punto, chiuso. Il resto è triste scimmiottatura. Dobbiamo stare attenti a non cadere in queste banali trappole semantiche. E’ vero che la famiglia non deve appoggiarsi unicamente sulla tradizione, ma anche qui mi viene in aiuto la mia esperienza personale: quando vivevo felicemente l’affetto con la mia ragazza, ero tanto più contento perché sapevo di continuare una storia antica e bella quanto il mondo. Ci amavamo come avevano amato milioni di uomini e di donne prima di noi, e non ci sentivamo certamente vecchi e sorpassati per questo! Anzi, proprio questo sentimento di essere ancorati nel mondo, di non fare qualcosa di arbitrario ma di voluto da mille generazioni, ci rendeva la realtà fresca, nuova, non estranea e nemmeno arbitraria. Che un giovane sano e normale volesse bene a una ragazza sana e normale, che insieme cominciassero a pensare al futuro, questo era l’ordine delle cose, ed era profondamente bello. Tutto qui. Il resto è chiacchiera.
Infine, tutta l’ideologia di Martini viene fuori nel discorso di Gerusalemme del 16 marzo scorso, quando afferma: “Credo che la chiesa italiana debba dire cose che la gente capisce”. A parte il fatto che Papa Benedetto XVI lo ascoltano in 50.000 per volta, quindi forse qualcuno ci capisce qualcosa, secondo il Cardinale la Chiesa dovrebbe dire solo quello che alla gente piace sentirsi dire? La chiesa che ha in mente lui dovrebbe essere forse una specie di fast-food dello spirito, che per dare ragione a tutti non interessa più a nessuno. Un clone della Chiesa Anglicana, insomma, che ha detto sì all’aborto, si ai matrimoni e ai sacerdoti gay, si all’eutanasia, si agli esperimenti sugli embrioni, alla contraccezione, tutto questo per paura di non essere “al passo coi tempi”. Ma con questi “yes-men” Cristo c’entra più qualcosa?
Il Cardinale prega perché si raggiunga “quel livello di verità delle parole per cui tutti si sentano coinvolti”. Giustissimo, ma sentirsi coinvolti non basta. A un certo punto, e proprio attraverso il dialogo, si deve capire che è il momento di scegliere, che stare da una parte non è la stessa cosa che stare dall’altra. Il dialogo cristiano (un dialogo che, come giustamente ricorda lo stesso Cardinale, si fa prima di tutto con la vita) non è accademia, a un certo punto porta, nella libertà delle persone, o al cambiamento della vita o al rifiuto.
L’illusione pelagiana del Cardinale è credere che, se i cristiani “si comportano bene”, tutti automaticamente li accetteranno. Certamente per molti sarà così, ma proprio il modo di vivere coerentemente la fede non mancherà di suscitare irritazioni e avversione in chi, tra i laicisti, crede di essere norma a se stesso. Questo scontro non si potrà né evitare né attutire, e come dimostra la storia di questi ultimi due-tre anni, non sono stati i cristiani a cercarlo. Siamo un segno di contraddizione anche quando non lo vorremmo, non perché più bravi degli altri ma perché apparteniamo a qualcosa, o maglio a Qualcuno di diverso, molto diverso dalla mentalità che si cerca di far passare a tutti i costi.
Si è detto che il sonno della ragione genera mostri. Ma c’è un altro sonno, forse ancora più pericoloso, che genera mostri altrettanto spaventosi: il sonno della coscienza. Guardiamoci da coloro che la vogliono addormentare. Ho finito. Voglio anche dirti che ho inviato ad Avvenire la brochure e la presentazione del convegno. Questo mi provocherà quasi certamente dei nemici in Diocesi, anche se non sono abbastanza importante per dare fastidio a nessuno. Ma non potevo tacere. E’ tanto comodo farsi gli affari propri, ma qui ne va di ben altro che della mia tranquillità.
Giovanni Romano
domenica 19 agosto 2007
Grazie per sempre, Chieffo!
Conobbi le sue canzoni verso la fine del 1980, quando entrai nel Movimento di Comunione e Liberazione. All'epoca, praticamente, non c'era altro modo per conoscerle. Chieffo era -e in gran parte è ancora- del tutto sconosciuto al di fuori del "ghetto" dei cantautori cattolici o genericamente "religiosi", e per di più snobbato anche da molti di loro.
Questo non vuol dire che fosse impopolare, o il solito "genio incompreso". Era invece noto a decine, probabilmente centinaia di migliaia di persone. E non soltanto per i suoi grandi concerti al Meeting di Rimini, o le sue apparizioni ai raduni di CL e a gli appuntamenti con il Papa. Ma soprattutto per la sua instancabile passione di incontrare e spendersi anche per piccoli gruppi di amici, fino in capo al mondo come in Kazakistan, negli USA o in Russia. Per lui non esistevano le folle. Per lui esisteva l'uomo, esisteva sempre una persona ben determinata con la quale condividere la bellezza di aver incontrato l'Unico che cambia la vita: Cristo.
Mi ricordo, la prima volta che ascoltai una sua cassetta (ricordo anche il titolo: "La Casa") e lo sentii cantare di amicizia, di verità, di dolore ma al tempo stesso di speranza e di Cristo presente, rimasi assolutamente sbalordito. "Ma come fa a conoscermi così?", mi chiesi. "Come fa a sapere quali sono i miei desideri? Come fa a cantare in modo tanto struggente il fiume e il cavaliere, il dolore e la ricerca dell'infinito?".
Lo incontrai di persona per la prima volta al Meeting dell'81, credo. Un omone con una gran zazzera e barba bionda come un'aureola, ma senza nessuna posa ieratica, al contraio. Quanto alle parole non fu niente di speciale. Lo ringraziai per le sue canzoni, come avranno fatto centomila altri, e lui rispose ringraziando a sua volta. Ma il siuo sguardo era schietto, la stretta di mano virile. L'unica persona radiante che abbia mai conosciuto in vita mia.
Lo incontrai da vicino altre due volte. Ad Andria, per un recital di fronte ai ragazzi delle medie superiori. Il suo spettacolo, assurdamente, venne messo in coda a manifestazioni molto più banali, oltre le 22. Quando entrò, la maggior parte dei ragazzi se n'era andata. Ma lui cantò come se fosse davanti al pubblico del Metropolitan, una cosa stupenda. E poi venne a Grosseto, invitato da un suo intimo amico cui aveva anche salvato il matrimonio. Stavolta la sala era strapiena, e fu una serata straordinaria. Pareva che conoscesse tutti, sentii alcune canzoni che non conoscevo ancora. La maggior parte della gente non lo conosceva nemmeno, ma quando la serata finì ci volle mezz'ora buona prima che uscisse, sommerso dalle congratulazioni.
In nessun modo era un cantante da sagrestia. Le sue canzoni interpellavano l'uomo, qualunque uomo. Non per niente era amico di Giorgio Gaber, che lo stimava molto. Critico verso Guccini e il suo laicismo sempre più disperato. E scontro a viso aperto coi tanti colleghi cantautori di successo, tutti "politicamente corretti" e tutti allineati e coperti dietro lo spinello libero. Ma mai il muso, mai rancore per nessuno. Solo l'abbraccio di una enorme positività.
Forse Claudio Chieffo aveva la grazia più grande di tutte: la libertà di sentirsi amato e la gratitudine di seguire la sua vocazione.
Grazie per sempre,
Giovanni Romano
Questo il comunicato di Don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione:
Cari amici, preghiamo per Claudio Chieffo, che ora vede faccia a faccia il volto buono del Mistero che fa tutte le cose e che egli ha desiderato e cantato per tutta la vita. La poesia delle sue canzoni ha espresso la passione per la presenza di Cristo come di Colui che svela a ciascuno il significato del dramma della vita, facendosi compagno nel cammino al Destino. Il nostro popolo, educato dal suo canto, continua a camminare nella certezza che "è bella la strada che porta a casa", dove ora Don Giussani e don Ricci accolgono Claudio.
giovedì 9 agosto 2007
Evoluti per caso. Grazie al cielo
Gesù Cristo? Solo un errore di battitura
La cosa era già stata notata dal settimanale "TEMPI" ma me ne sono accorto di persona oggi. Battendo in Word 2003 la parola "Gesù", il programma lo segnala come un errore di stampa. Ho voluto fare la controprova battendo la parola "Maometto". Il programma l'ha accettata senza problemi.