Caro Signor Englaro,
ora che, grazie alla sua ostinazione monomaniacale, l’ha finalmente avuta vinta contro tutto e tutti; ora che è riuscito a provocare un conflitto senza precedenti tra i poteri dello stato; ora che ha spaccato e intristito il paese; ora che ha parlato da ogni tribuna possibile e immaginabile; ora che è stato invitato senza contraddittorio in tutti i talk show dove l’hanno sempre intervistata in ginocchio; ora che ci ha costretti ad assistere in diretta all’agonia di sua figlia; adesso, per una volta almeno, taccia per davvero.
Lei non ha più nulla da dirci, e noi non abbiamo più nulla da dire a lei . Lei si è gettato sotto i piedi tutte le preghiere, tutte le suppliche, tutte le sincere offerte di aiuto, comprensione, amicizia che le sono state fatte. E' stato sempre lei a condurre il gioco mediatico, mobilitando a piacimento, come il federale fascista Galeazzo Musolesi di bonviana memoria, “Telegrammi, Lettere e Agenzie di stampa”.
Sinceramente, io credo che il suo silenzio abbia lo stesso valore dei digiuni e degli scioperi della fame del suo degno compare Marco Pannella: meno di zero. Sono pronto a scommettere che a breve ci regalerà un profluvio di interviste, e perché no qualche bel libro (i cui proventi, presumibilmente, andranno a qualche associazione pro-eutanasia).
Ma adesso è troppo tardi per tacere, caro signor Englaro. La valanga che lei ha scatenato non si fermerà solo perché lei lo vuole. Ora parlare è un dovere per chi non si rassegna che vinca la cultura di morte di cui lei è portatore e diretto responsabile. Stia zitto lei, se vuole; i cristiani non dovranno tacere più.
Giovanni Romano
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